«Non fate morire L'Aquila, servono 11 miliardi»


Abbiamo seguito dalle pagine di questo blog le vicende della cittadina abruzzese.

A quattro anni dal terremoto che ha colpito L'Aquila, il sindaco Massimo Cialente lancia il suo appello perché venga finanziata la ricostruzione. «Le risorse si possono reperire con il meccanismo del mutuo venticinquennale con la Cassa depositi e prestiti: 60 milioni l'anno per ciascun miliardo. Si può fare».

Ce lo racconta il Corriere della Sera pubblicando la lettera del primo cittadino.

Caro Direttore, le scrivo spinto dal terrore che L'Aquila sia destinata a morire, tra l'indifferenza politica e la malcelata insopportazione nei nostri confronti che si respira, ultimamente, in tutte le istituzioni dello Stato. 


A quattro anni dal terremoto che ha cancellato i luoghi della nostra identità proiettandoci nel ricordo del passato nella speranza di sopravvivere al presente, ci ritroviamo senza fondi per la ricostruzione. Non è finanziato il futuro dell'Aquila. Il cantiere più grande d'Europa continua a reggersi sulle sue impalcature mettendo gli operai in cassa integrazione e lasciando le famiglie, a migliaia, parcheggiate nelle case di Berlusconi o negli alberghi. Commissariati prima, abbandonati ora. Ci servono sette miliardi ancora per la Città dell'Aquila e quattro per i 56 Comuni del cratere sismico. Non tutti insieme ma diluiti nei prossimi anni, quelli sanciti nel cronoprogramma della ricostruzione, coraggioso documento approvato dal consiglio comunale che dice agli aquilani quando potranno rientrare nelle loro case, da qui al 2018.

20MILA SFOLLATI
- Sono risorse che possono essere reperite con il meccanismo del mutuo venticinquennale con la Cassa depositi e prestiti: 60 milioni l'anno per ciascun miliardo. Si può fare. Così com'è stato fatto dal governo Monti per i nostri fratelli dell'Emilia, ai quali sono stati erogati 10 miliardi. E mentre io oggi, con 20mila sfollati ancora sulle spalle, ho restituito la fascia da sindaco al presidente della Repubblica e ammainato il tricolore nella vana speranza che qualcuno si degni di considerare il peso della nostra tragedia, Vasco Errani può affermare, con sacrosanto orgoglio, che nelle sue contrade potrà essere ricostruito tutto, sino all'ultimo euro. Con i finanziamenti finora ricevuti, abbiamo riparato 15mila unità immobiliari delle periferie, 5 mila delle quali, molte crollate o dovute abbattere, hanno ancora i cantieri in corso. Abbiamo speso 2 miliardi e 200 mila euro. La nostra, dati alla mano, è la ricostruzione che sta costando meno al metro quadro.

Continua a leggere sul sito de Il Corriere della Sera.

DoppiaM

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