L'edilizia dimenticata

foto da Corriere.it

10.000 caschetti gialli da lavoro hanno riempito ieri il selciato di piazza Affari a Milano: la "Giornata della collera", organizzata dall'Associazione delle Costruzioni Edili (ANCE), vuole rilanciare un settore fondamentale per la tenuta sociale ed economica del Paese.

L'hanno chiamata «giornata della collera». E ammettono: «Ci arrabbiamo perché le abbiamo già provate tutte, ma senza risultato». Dopo quattro anni in apnea, la crisi resta nerissima. «Arrivati a questo punto - aggiungono - lasciateci almeno urlare tutta la nostra rabbia». Sono i lavoratori dell'edilizia di Milano. Non solo manovali: anche architetti, impiegati, agenti immobiliari. In tutto 20 le associazioni di categoria che si sono unite oggi per protestare con un'unica voce: da Assimpredil ad Assolombarda, passando per le associazioni degli artigiani fino ad arrivare al Collegio dei geometri e all'Unione dei costruttori di serramenti.

In centinaia hanno protestato ieri mattina a Milano, in piazza Affari. E hanno deposto a terra novemila caschetti gialli, di quelli che indossano i lavoratori dei cantieri. Un gesto simbolico. Per attirare l'attenzione del territorio su una crisi devastante, che sembra non finire più. In cinque anni le associazioni del settore stimano che nella filiera delle costruzioni si siano persi 550 mila posti in Italia, di cui almeno un decimo (quindi 55 mila) in Lombardia.

Alla manifestazione ha partecipato anche Umberto Ambrosoli,
candidato del centrosinistra alle regionali lombarde

Quasi 2.300 imprese (il 28% del totale) hanno chiuso i battenti - fa il punto Stefano Fugazza, presidente dell'Unione artigiani di Milano -. Significa che qui, nel nostro territorio, quasi 20 mila famiglie si sono trovate in difficoltà». I lavoratori dell'edilizia temono di essere invisibili. «La città si mobilita quando un'azienda entra in crisi - continua Fugazza -. Pochi hanno chiaro che la crisi nel nostro settore ha chiuso l'equivalente di tutti i punti vendita Carrefour d'Italia o del gruppo Fininvest». «Non siamo mai scesi in piazza. Se lo facciamo oggi è perché non vediamo prospettive per il 2013 e nemmeno per il 2014», interviene Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance. La collera è comprensibile. Ma contro chi? E per fare che cosa? «Abbiamo articolato una serie di proposte e scritto un manifesto del settore - risponde De Albertis -. Il Paese deve tornare a credere nella necessità di avere infrastrutture moderne. Non solo. Le nostre città hanno scuole e ospedali fatiscenti: sarebbe ora di intervenire, a vantaggio del nostro settore certo, ma soprattutto della collettività». L'elenco continua con richieste che i costruttori portano avanti da anni: meno burocrazia, pagamenti più veloci da parte del settore pubblico, politiche di sostenibilità ambientale.

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Alla manifestazione è intervenuto anche il candidato del centrosinistra alla Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli. Di seguito il suo commento


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