Le spese folli di Pdl-Lega in Regione Lombardia
Mentre il centrosinistra quest'oggi sceglierà tramite le primarie il candidato alla corsa del Pirellone un nuovo scandalo colpisce i gruppi Pdl - Lega Nord in Regione Lombardia.
Dai ristoranti alle sigarette e ai cioccolatini, ma anche cappuccini, ristoranti di lusso o munizioni per la caccia: queste alcune delle "spese di rappresentanza istituzionale" di consiglieri del Pdl e della Lega.
Coi soldi pubblici dei rimborsi ottenuti al 'Pirellone', Nicole Minetti ha comprato anche il libro 'Mignottocrazia' di Paolo Guzzanti, pagato 16 euro. Lo scrive il Pm negli atti d'indagine. Minetti (convocata dai pm di Milano il 19 dicembre), insieme a un'altra quarantina di consiglieri Pdl e Lega è indagata per peculato nell'inchiesta sui costi della politica alla Regione Lombardia. Note spese sotto inchiesta. Che mascherate da "spese di rappresentanza istituzionale" nascondono ricevute del McDonald's in cui viene indicato il menù baby (quindi i consiglieri accompagnati anche da bambini), scontrini di videogiochi e degustazioni di vini. Alcuni avrebbero presentato perfino ricevute di serate in cui offrivano la cena a 20-30 amici. In altri casi i rimborsi riguardavano le pizze da asporto alla domenica sera. Tutte queste spese riguardavano sempre singoli consiglieri e non i gruppi consiliari e venivano rimborsate presentando gli scontrini a chi si occupa di gestire l'amministrazione del gruppo in Regione.
Numerosi acquisti di videogiochi, sigarette e bibite, in particolare 'Red Bull' sono invece alcune delle spese che l'ex consigliere lombardo Renzo Bossi, anche tra gli indagati per peculato, avrebbe effettuato coi soldi del gruppo consiliare della Lega Nord. Un consigliere poi avrebbe comprato coi rimborsi regionali il pane, mentre l'esponente leghista Cesare Bossetti avrebbe speso, nel 2011, quasi 15 euro per comprare dolci in pasticceria e fare colazione copn brioche e caffè.
Al consigliere del Pdl Angelo Giammario, invece, viene contestato di aver usato per fini personali oltre 27 mila euro di soldi pubblici, in particolare per noleggiare auto e taxi.
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La GdF milanese, che ha iniziato i controlli anche sull'opposizione: Pd, Sel, Idv e Udc e Pensionati.
Quest'oggi anche Massimo Gramellini nela sua rubrica Buongiorno.
I noti spenditori lombardi sono alcune decine. Li capeggia per fama un’igienista dentale, Nicole Minetti, che con i rimborsi istituzionali avrebbe comprato di tutto, dalla crema per il viso al sushi. Persino una copia del libro Mignottocrazia, che forse potrebbe rientrare alla voce «aggiornamento professionale». Al suo fianco il caro vecchio Trota, che con le note spese finanziate dai contribuenti di Roma Ladrona si sarebbe accaparrato videogiochi, bibite e sigarette. Fin qui il Bossino. Poi c’è il Bossetti - Bossetti Cesare, pure lui leghista - che nel 2011 avrebbe consumato quindicimila euro in pasticceria, nonostante oggi abbia dichiarato di essere diabetico. Pare di vederlo, questo Poldo longobardo, mentre si abboffa di bignole e croissant inneggiando alla Padania Libera e alla superiorità del panettone sulla pastiera. Ma il mio preferito è un altro leghista, Pierluigi Toscani, a cui si imputa l’acquisto compulsivo di lecca lecca e gratta e vinci. Va dunque immaginato nel suo habitat naturale, il bar, mentre alterna slappate a grattate. La sua nota spese traccia il profilo di una personalità variegata, capace di mettere in conto ai contribuenti la torta sbrisolona come le ostriche, senza mai rinunciare a un maschio rapporto con la natura, testimoniato dai 752 euro spesi per le cartucce da caccia...
...Il nuovo scandalo lombardo accelera la resa dei conti fra i due centrodestra. Quello populista delle note-spese e quello europeista che le spese finora le ha fatte pagare ai soliti noti.
Impossibile che si uniscano sotto la stessa bandiera, a meno che siate così creativi da immaginare Monti sul palco mentre canta l’inno di Forza Italia con la Santanché. Sembra un paradosso, ma se vent’anni fa Berlusconi fu l’artefice insostituibile della coalizione contrapposta alla sinistra, oggi ne è il principale e forse unico ostacolo. Se vuole davvero salvare l’Italia dai «cumunisti», il Cavaliere deve compiere il sacrificio supremo:
ritirarsi a vita privata, portando con sé un po’ di noti, un po’ di note e possibilmente anche un po’ di spese.
DoppiaM