Raffica di incendi nei campi di Libera


Nessuno crede alla casualità.

Cinque incendi in dieci giorni in oliveti e vigneti confiscati alle organizzazioni criminali e affidati alle cooperative di Libera suonano come una evidente intimidazione. Gli ultimi due episodi si sono verificati nel Trapanese praticamente in contemporanea in un uliveto di Castelvetrano e in un altro a Partanna, poco distante da dove, solo dieci giorni fa, un altro incendio aveva mandato in fumo ettari di coltivazioni dei ragazzi delle cooperative di Libera.

Gli ultimi incendi, che seguono quello di Mesagne in Puglia (il paese venuto alle cronache dopo l'attentato di Brindisi) e quello di Belpasso nel Catanese, preoccupano Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, che dice: "Non possiamo più pensare a delle coincidenze. Non possono lasciarci indifferenti i recenti episodi di vandalismo a danno dei beni confiscati alle mafie, dalla Puglia alla Sicilia, dal Lazio alla Calabria".

"Quei beni - dice Don Ciotti - non sono solo uno schiaffo alle organizzazioni criminali, ma anche uno strumento per indebolirle in ciò che le rende forti: l'accumulazione illecita di capitali. Libera sente un debito di gratitudine verso chiunque, dalle forze dell'ordine alle istituzioni e amministrazioni local, contribuisce per garantire la sicurezza di quelle realtà, ma alla luce del susseguirsi degli incendi e vandalismi è chiaro che qualcosa nel meccanismo di tutela deve essere rivisto".

Proprio in questi giorni 6000 giovani si apprestano a passare parte delle vacanze in quei luoghi, vere palestre di cittadinanza, dove imparano che la democrazia e la giustizia sociale sono concetti vuoti se non si fondano sulla cooperazione e l'impegno di ciascuno.

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