Il mondo si incontra al vertice in Brasile: idee, storie e opinioni sullo sviluppo sostenibile


È il più importante summit sull'ambiente del nuovo millennio.

A Rio de Janeiro, fino a venerdì prossimo, tutti i capi di Stato del mondo sono stati invitati a fare il punto sugli ultimi vent'anni sullo stato di salute del pianeta Terra e su quanto si è avanzato dalla prima Conferenza Onu su Rio (1992).

E’ arrivato il momento di fissare regole internazionali e organismo per lanciare la cosiddetta «economia verde». Il logo Rio+20 è suggestivo, la città brasiliana è in festa con decine di migliaia di attivisti ed esperti.

Il quotidiano La Stampa dedica uno speciale.

In generale il Brasile ci tiene a far bella figura. Lo si capisce dal numero di hostess e steward presenti, che eguaglia quasi quello dei delegati in questi primi giorni, dalla sicurezza organizzata in maniera imponente e militarizzata, che costringe i delegati a fare enormi giri tra uscite e accessi sicuri, e dall’energia che ispira questo paese che incarna ancora uno strano “new deal” latinoamericano.

Dopo un avvio sonnecchioso, a Rio Centro i negoziati preparatori entrano nel vivo. Del resto, tutti i negoziatori non fanno che sottolineare l’urgenza di andare avanti: a oggi il testo è ancora un patchwork di proposte diverse di vari stati – USA, EU, G77, Cina – anche incompatibili tra loro.

Tra i temi in discussione, la proposta di testo sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, i nuovi “goal” fortemente voluti dall’ONU per rilanciare il dibattito sullo sviluppo post 2015.

Molti sono preoccupati che il dibattito sul “futuro” dello sviluppo possa impegnare gli sforzi e le energie di tutti su un futuro lontano a scapito di un “presente” vicino e drammatico: dobbiamo fare di tutto per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio.

Ma sono i “rumors” - le ipotesi – a tenere banco, in particolare la proposta – concepita dal Brasile, da altri paesi del G77 e dalla Cina – di costituire un fondo per lo sviluppo “verde” per aiutare i paesi più poveri. Secondo le indiscrezioni, i paesi “emergenti” sarebbero disposti addirittura a mettere sul piatto 30 miliardi di dollari all’anno dal 2013. Proprio la cifra che abbiamo indicato come necessaria per mitigare gli effetti della crisi sui paesi più poveri… Resta da vedere se queste intenzioni verranno confermate e se soprattutto si vedranno i fatti. Non vorremmo proprio che i paesi emergenti seguano alla fine la strada dei paesi più ricchi nel fare grandi annunci che poi non si realizzano.

Continua a leggere sul sito de La Stampa.

Inoltre vi suggeriamo:

- Il movimento globale è già un successo, di BAN KI-MOON, Segretario Generale dell’ONU;

- Il vertice sulla Terra, di DESMOND TUTU, Arcivescovo emerito di Città del Capo, premio Nobel per la Pace 1984 che, con altri anziani leader, sta chiedendo ai giovani leader di esplorare il futuro del nostro pianeta;

- Dendé o açai, il Brasile al bivio dello sviluppo, di Roberto Giovannini

DoppiaM

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