Tanti auguri Europa, anche se ti stanno un po' svilendo ultimamente


Gli ideali all'origine dell'Unione europea sono stati enunciati il 9 maggio 1950 dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman che, in occasione di un discorso a Parigi, propose di creare per l'Europa una nuova forma di cooperazione politica, che avrebbe reso impensabile una guerra tra le nazioni europee.

La sua visione prevedeva la creazione di un'istituzione europea sovranazionale che avrebbe gestito la produzione in comune del carbone e dell'acciaio. Un trattato che dava vita ad una simile istituzione è stato firmato appena un anno dopo ed è entrato in vigore nel luglio 1952.

La proposta di Schuman è considerata l'atto di nascita dell'Unione europea. Ed è per questo che il 9 maggio, anniversario della "dichiarazione Schuman, è diventato dal 1985 il giorno della “Festa dell’Europa”.

Le celebrazioni e attività organizzate per la Festa dell'Europa sono pensate come un'opportunità per avvicinare l'Europa ai suoi cittadini e i popoli dell'Unione fra loro.

Stefano Menichini, direttore di Europa, nel suo editoriale del 9 maggio analizzava la situazione dell'Europa in occasione del suo anniversario e dopo le recenti votazioni:

Tutti, in ogni paese, vincenti e perdenti, scaricano sull’Europa la responsabilità delle difficoltà nazionali, degli errori o delle ricette impopolari. Usano facilmente un’entità astratta come punching-ball o come alibi. Significativamente, lo fanno da posizioni anche opposte: la galassia dei vincitori greci, Hollande almeno fino all’elezione, ma anche i partiti tedeschi (Merkel in testa ma Spd compresa) che gareggiano davanti agli elettori a chi si pone con maggior diffidenza verso i vicini mediterranei.

In Italia, rimotivato dai risultati elettorali altrui e nostrani, si ripropone un fronte trasversale che chiede la sospensione della ratifica del fiscal compact, al quale Monti ha aderito. Si va da Cicchitto a Brunetta, da Capezzone a Bondi a Fassina, per parlare solo delle forze di maggioranza. L’Italia sarà capofila – ora ha il credito per farlo – nel negoziare un patto per la crescita che integri quello sull’austerità. L’aria su questo punto è cambiata, è evidente, soprattutto grazie ai francesi.

Ma i nuovi euroscettici avranno sempre un argomento a proprio favore: non si può andare avanti con sovranità politiche nazionali svuotate, prive di strumenti reali in materia economica, monetaria, fiscale. In questa situazione vincere le elezioni finisce per essere inutile. Ingannevole agli occhi degli elettori. Al limite, controproducente.

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