"Ma questo è un eroe? "
Qui vi avevamo proposto due interessanti interventi, di Dario Di Vico sul Corriere (qui) e di Massimo Gramellini su La Stampa (qui) su quello che è successo questa settimana a Romano di Lombardia.
Oggi vogliamo proporvi la riflessione scritta per il Post di Corradino Mineo, direttore di Rainews24, che cerca di spiegare perché l'esaltazione dell'uomo armato che ha preso ostaggi in una sede dell'Agenzia delle Entrate è sventata e infondata.
Luigi Martinelli è un piccolo imprenditore e cacciatore, frequentatore del bar del calcio a Romano di Lombardia, provincia di Bergamo. Giovedì pomeriggio è entrato con un fucile a pompa nella sede locale dell’agenzia delle entrate e ha sequestrato 15 persone. Le ha liberate quasi tutte, ma è rimasto a lungo con un ostaggio. Chiedeva di parlare con Monti o con le televisioni. Ore di tensione. È finita bene, cioè senza spargimento di sangue.
Magari era uno che lavorava duro, Luigi Martinelli, e che pagava le tasse masticando amaro. Pare che in passato avesse utilizzato un condono fiscale e che ora fosse arrabbiato per una cartella da duemila euro (canone Rai e un balzello dovuto a un consorzio di bonifica). Magari al bar di Romano si vedeva con altri come lui. E giù, duri come lumbard, contro i politici che rubano. Contro Equitalia che non se ne può più. Che se poi noi paghiamo quelli si mangiano tutto o peggio buttano i nostri soldi in quel pozzo nero chiamato Sud.
Chiacchiere da bar. Ma se uno imbraccia il fucile (d’accordo, strumento del cacciatore) e gli viene in mente di puntarlo contro suoi simili, tanto brav’uomo non deve essere. Dopo il 25 aprile i partigiani evitavano di girare col fucile spianato, anche se dai tetti qualcuno gli sparava ancora.
Troppo comodo. Un imprenditore che evade o elude, lo fa a carico di chi non può evadere né eludere: in primo luogo pensionati e dipendenti. Se un cacciatore prende il fucile e si fa venire strane idee dimostrative è un violento. Viola la legge come e più di uno che occupa un terreno che lo Stato gli vuole espropriare. Di chi scrive minacce sui muri o ruba in un supermercato.
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DoppiaM
“Eroe”, “Siamo con te”, “Luigi Martinelli libero”.
Così in rete, riferisce il Giornale.
Così in rete, riferisce il Giornale.
Ma questo è un eroe?
Magari era uno che lavorava duro, Luigi Martinelli, e che pagava le tasse masticando amaro. Pare che in passato avesse utilizzato un condono fiscale e che ora fosse arrabbiato per una cartella da duemila euro (canone Rai e un balzello dovuto a un consorzio di bonifica). Magari al bar di Romano si vedeva con altri come lui. E giù, duri come lumbard, contro i politici che rubano. Contro Equitalia che non se ne può più. Che se poi noi paghiamo quelli si mangiano tutto o peggio buttano i nostri soldi in quel pozzo nero chiamato Sud.
Chiacchiere da bar. Ma se uno imbraccia il fucile (d’accordo, strumento del cacciatore) e gli viene in mente di puntarlo contro suoi simili, tanto brav’uomo non deve essere. Dopo il 25 aprile i partigiani evitavano di girare col fucile spianato, anche se dai tetti qualcuno gli sparava ancora.
Se un “no TAV” fa una scritta che minaccia vendette, ci preoccupiamo. A ragione. Se un Martinelli minaccia con un fucile a pompa e sequestra, diventa “un eroe del nord”. “Un moderato” che non ne può più. Un imprenditore “esasperato” che, invece di togliersi la vita in silenzio e in solitudine, fa un gesto clamoroso, deciso a cantargliele?
Troppo comodo. Un imprenditore che evade o elude, lo fa a carico di chi non può evadere né eludere: in primo luogo pensionati e dipendenti. Se un cacciatore prende il fucile e si fa venire strane idee dimostrative è un violento. Viola la legge come e più di uno che occupa un terreno che lo Stato gli vuole espropriare. Di chi scrive minacce sui muri o ruba in un supermercato.
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