Il voto di Palermo. Un cambio di passo.
C'è un luogo che più di ogni altro testimonia, a questa tornata elettorale, la fine di un ciclo politico, o come più prosaicamente è stato detto da alcuni analisti, la fine della seconda repubblica.
In cui l'elettorato di destra, tradizionalmente di maggioranza, si è sfaldato nei rivoli del post berlusconismo. Palermo. Amministrata per dieci anni da un sindaco, Diego Cammarata, che ancora cinque anni fa era stato rieletto senza passare per il ballottaggio.
In cui i risultati di ieri consegnano la città di fatto alla sinistra, con il ballottaggio tra due esponenti, Orlando e Ferrandelli, che con percorsi diversi e tortuosi hanno dimostrato di poter essere l'alternativa al declino degli ultimi anni.
E' interessante però analizzare i passaggi che hanno portato al risultato di ieri:
1. Alle elezioni si sono presentati undici candidati. Un numero eccezionalmente alto, che ha fatto lievitare di conseguenza il numero dei candidati al consiglio comunale, tanto da assumere contorni ilari, da far somigliare questo passaggio elettorale ad un concorso pubblico, possibilità plausibile per un posto di lavoro, seppure a tempo determinato per rispondere al cronico deficit occupazionale del Sud;
2. La compatta maggioranza delle scorse elezioni si presentava scorporata secondo le evoluzioni del panorama politico italiano degli ultimi tre anni. Dopo mesi di indiscrezioni, il Pdl, con il supporto dell'Udc e del partito del Grande Sud, creatura di Micciché, a sua volta discepolo che ha rinnegato il suo mentore, presentava Vincenzo Costa, trentacinque anni, già giovanissimo presidente del Coni regionale e conosciuto in città per i suoi impegni in tal ambito L'immagine giovane e presentabile dopo il dissesto, finanziario e sociale, della gestione Cammarata. Dietro di lui, Alessandro Aricò, per Fli ed MpA, il movimento per l'autonomia del governatore Lombardo, e Marianna Caronia , ex vice sindaco dimissionaria durante la precedente sindacatura, presentasi come indipendente, attraverso una lista civica.
3. Come in ogni altra città, l'esponente del movimento Cinque Stelle, Francesco Nuti, indipendente, ed incoronato, in una famosa conferenza stampa dall'ideatore (ideologo?) del movimento stesso, Beppe Grillo. Pronto ad accogliere l'esercito dei voti dei disillusi dalla vecchia politica, ad arginare l'astensionismo, per cui vero e proprio antibiotico per la democrazia.
3. A sinistra, ha seguito il percorso fino alle elezioni si è dimostrato complicato fin dalla scelta dei candidati alle primarie. Il candidato ufficiale scelto del Pd è Rita Borsellino, già candidata alla regione Siciliana, appoggiata da un importante padrino, Leoluca Orlando. A sfidarla, oltre un certo numero di altri contendenti, Fabrizio Ferrandelli. Trentaduenne, una storia già lunga di impegni politici e sociali per la città alle spalle, ex capo gruppo dell'Italia dei Valori al consiglio comunale, era stato espulso pochi mesi prima dal suo partito dopo aver annunciato la sua candidatura alle primarie, avvenuta quando l'Idv discuteva di una possibile candidatura dello stesso Orlando. Padrini di questa candidatura l'On. Lumia e Cracolici, appartenenti all'ala del Pd che alla regione Sicilia ha scelto di appoggiare il governatorato di Lombardo.
4. Con notevole sorpresa, il 4 Marzo, giorno delle primarie, è proprio lui a spuntarla sul candidato ufficiale del Pd, ma soltanto pochi giorni dopo alcuni scandali su voti sospetti inquinano i dati delle primarie.
Come reazione a quelle notizie, e più probabilmente per riprendere il senso di una candidatura ostacolata alle primarie dalla decisione ufficiale dei vertici del Pd, di Sel e dell'Idv di appoggiare Rita Borsellino, Leoluca Orlando presenta la sua candidatura ufficiale, sbugiardando così il dato delle primarie, ufficializzato dai garanti nonostante i dubbi di brogli, e le sue stesse interviste in cui dichiarava (persino in aramaico) di non aver intenzione di candidarsi a sindaco.
5. Orlando è figura molto amata (e spesso anche il suo opposto) nella città di Palermo. Già sindaco sul finire degli anni Ottanta e poi negli anni Novanta, è stato il sindaco della Primavera Siciliana, simbolo di quel desiderio di rivalsa dei Siciliani onesti negli anni successive alle stragi del Novantadue. Ricordato spesso per le sue polemiche con Falcone e Sciascia, strumentalmente riprese negli anni dai suoi oppositori, ha lasciato un marchio sulla città. Città che ha cambiato volto in quegli anni, tanto da essere ricordati spesso, nella memoria di chi c'era, come un prima ed un dopo. Per molte ragioni sicuramente, di cui è stato compartecipe e protagonista.
6. I dati di ieri, nonostante la non ufficialità e il caos, denunciati oggi, sulla fase di conteggio, raccontano un Orlando in testa con il 47 % dei voti, seguito da Ferrandelli al 17%, e ad una destra in caduta libera, che raccoglie soltanto il 12% dei voti con Costa, l'8 % di Aricò ed il 5% di Marianna Caronia. Nuti ed l'M5S si assestano sul 5%, secondo l'ammirevole trend nazionale, ma non riuscendo a sfondare come in altre parti d'Italia.
7. Cosa succederà. Si preannuncia un ballottaggio teso, già a giudicare dalle conferenze stampa post voto, con accuse reciproche. Da tenere sott'occhio la composizione del consiglio comunale, e quindi la governabilità che ne deriva.
Ma il voto ad Orlando ha dimostrato però la necessità, dei Palermitani, nel dar fiducia al cosiddetto a "usato sicuro", ritenuto più affidabile, nonostante presente sulla scena politica da oltre vent'anni, rispetto a giovani percepiti dall'elettorato come simboli di un cambiamento fin troppo posticcio.
8. A livello nazionale, i dati palermitani confermano, per molti versi, quanto accaduto nel resto d'Italia per quanto riguarda la Destra, se non ancora più amari. La crescita, presentata da alcuni giornali, dell'Idv, è poi fittizia perché Orlando, come ho già avuto modo di spiegare, ha una base elettorale trasversale e che ben difficilmente riverserebbe il proprio voto sul partito di Di Pietro. A dimostrare tenuta, come già discusso nel precedente post, è il Partito Democratico, che con le primarie, nonostante meccanismi opinabili, riesce a presentare una proposta credibile, anche se spesso diversa da quella scelta all'interno delle segreterie.
Una risposta che, seppur con i suoi limiti, può rispondere alle esigenze di partecipazione dei cittadini.