Sviluppo sostenibile
Su questo blog abbiamo parlato molto del progetto Decathlon. Contestualmente non sono mancate le occasioni di confronto sullo sviluppo della città.
Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri ha messo insieme, spiegandole e contestualizzandole, una serie di vicende accadute in varie regioni d’Italia intorno agli stabilimenti di un'altra multinazionale: l'Ikea.
La multinazionale svedese è specializzata nella vendita di mobili e oggetti per la casa.
Ed è un compito imprescindibile della politica assicurare alle comunità la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future.
Con una battuta potremmo dire che l'Ikea si avvia a diventare la nuova autobiografia di una nazione (l'Italia). A leggere le cronache che arrivano dalle città di provincia sembra quasi che la multinazionale svedese stia catalizzando su di sé tutti gli epifenomeni della nostra vita associata. Al Sud ci si mette in coda per es- ser assunti ma allo stesso tempo a Treviso il centrodestra si è a lungo spaccato nel tentativo di impedire l'apertura di un nuovo punto vendita.
Anche nel Torinese e nel Pisano è successo qualcosa di simile, protagoniste in entrambi i casi le amministrazioni di centrosinistra.
L'ultima nuova viene dall'Abruzzo, da San Giovanni Teatino e narra di un politico locale di centrodestra che ha premuto sull'Ikea per pilotare le assunzioni e si è trovato in mano una formale lettera di protesta dell'azienda. La verità è che l'Ikea in Italia ormai è quasi dappertutto, nonostante la recessione continua a macinare ricavi e profitti, è una delle poche multinazionali che assumono ed è riuscita a far soldi persino con il food. Grazie ai ristoranti che ha aperto dentro i suoi punti vendita e che servono mirtilli, polpette svedesi con la marmellata e salmone in tutte le salse. La nostra politica locale si è accorta dell'onnipresenza Ikea e ha capito che le decisioni che riguardano gli svedesi sono elettoralmente sensibili, vengono analizzate al microscopio dalle varie constituency e possono decidere della sorte di un sindaco.
Prendiamo i commercianti. Sicuramente non amano l'Ikea e tendono a premere sugli enti locali per dire no. A Casale sul Sile, in provincia di Treviso, i negozianti - tendenzialmente elettori di centrodestra - si sono trovati a fianco di ambientalisti, vendoliani e grillini in un'alleanza inedita pur di premere sul sindaco contro un insediamento Ikea da 1.300 nuovi posti di lavoro. Il responsabile della Confcommercio, Guido Pomini, ha tuonato contro «gli incalcolabili danni all'ambiente e alla viabilità» e ha messo in guardia «dalla nuova cementificazione». L'offensiva dei commercianti ha creato molti mal di pancia in casa leghista e solo lunedì 24 marzo il consiglio provinciale di Treviso ha dato il via libera per la prima pietra di un nuovo centro commerciale dopo mesi di impasse.
Continua a leggere sul sito de il Corriere della Sera.
Dario Di Vico sul Corriere della Sera di ieri ha messo insieme, spiegandole e contestualizzandole, una serie di vicende accadute in varie regioni d’Italia intorno agli stabilimenti di un'altra multinazionale: l'Ikea.
La multinazionale svedese è specializzata nella vendita di mobili e oggetti per la casa.
Dall'articolo si evince come ormai lo sviluppo debba coniugare la sostenibilità ambientale, la garanzia di posti di lavoro e lo sviluppo del tessuto sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale.
Insomma, lo sviluppo deve essere sostenibile.
Ed è un compito imprescindibile della politica assicurare alle comunità la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future.
Con una battuta potremmo dire che l'Ikea si avvia a diventare la nuova autobiografia di una nazione (l'Italia). A leggere le cronache che arrivano dalle città di provincia sembra quasi che la multinazionale svedese stia catalizzando su di sé tutti gli epifenomeni della nostra vita associata. Al Sud ci si mette in coda per es- ser assunti ma allo stesso tempo a Treviso il centrodestra si è a lungo spaccato nel tentativo di impedire l'apertura di un nuovo punto vendita.
Anche nel Torinese e nel Pisano è successo qualcosa di simile, protagoniste in entrambi i casi le amministrazioni di centrosinistra.
L'ultima nuova viene dall'Abruzzo, da San Giovanni Teatino e narra di un politico locale di centrodestra che ha premuto sull'Ikea per pilotare le assunzioni e si è trovato in mano una formale lettera di protesta dell'azienda. La verità è che l'Ikea in Italia ormai è quasi dappertutto, nonostante la recessione continua a macinare ricavi e profitti, è una delle poche multinazionali che assumono ed è riuscita a far soldi persino con il food. Grazie ai ristoranti che ha aperto dentro i suoi punti vendita e che servono mirtilli, polpette svedesi con la marmellata e salmone in tutte le salse. La nostra politica locale si è accorta dell'onnipresenza Ikea e ha capito che le decisioni che riguardano gli svedesi sono elettoralmente sensibili, vengono analizzate al microscopio dalle varie constituency e possono decidere della sorte di un sindaco.
Prendiamo i commercianti. Sicuramente non amano l'Ikea e tendono a premere sugli enti locali per dire no. A Casale sul Sile, in provincia di Treviso, i negozianti - tendenzialmente elettori di centrodestra - si sono trovati a fianco di ambientalisti, vendoliani e grillini in un'alleanza inedita pur di premere sul sindaco contro un insediamento Ikea da 1.300 nuovi posti di lavoro. Il responsabile della Confcommercio, Guido Pomini, ha tuonato contro «gli incalcolabili danni all'ambiente e alla viabilità» e ha messo in guardia «dalla nuova cementificazione». L'offensiva dei commercianti ha creato molti mal di pancia in casa leghista e solo lunedì 24 marzo il consiglio provinciale di Treviso ha dato il via libera per la prima pietra di un nuovo centro commerciale dopo mesi di impasse.
Continua a leggere sul sito de il Corriere della Sera.
DoppiaM