Il suolo: un bene comune non recuperabile



Il prossimo 3 marzo, al Pirellone, il Gruppo del PD Lombardia, con Francesco Prina in prima linea, ha organizzato un convegno sul consumo di suolo, per intavolare una discussione critica sul tema insieme ai nostri amministratori. 

A fianco al partito, anche noi Giovani Democratici abbiamo elaborato una proposta concreta e che segna una presa di posizione forte su questo tema.

I GD della Lombardia considerano il suolo
un bene comune non recuperabile.

Siamo convinti che il Partito Democratico debba operare definitivamente come un grande partito ambientalista e che non si faccia scavalcare, su queste tematiche, da propagande populiste provenienti da altre forze politiche

In passato si sono perse alcune occasioni per dichiarare con forza l’attenzione del PD alle tematiche ambientali; sulla limitazione del consumo di suolo pretendiamo che si faccia un cambio di passo per non farsi sfuggire anche quest’opportunità.

Abbiamo elaborato tre proposte attuabili nel breve periodo:

1) chiediamo al Partito Democratico Lombardia di prendere una posizione forte e decisa per liberare le Amministrazioni Comunali dal giogo degli oneri di urbanizzazione.

2) proponiamo che si riformi la Legge di Stabilità, individuando altre voci nei bilanci comunali per pagare le spese correnti, riducendo drasticamente la quota del 75% concessa attualmente. In quest’ottica, la totale abolizione dell’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) è stata deleteria. Inoltre una quota parte degli oneri dovrebbe essere obbligatoriamente destinata a interventi di riqualifica ambientale come, ad esempio, creazione di spazi verdi, nuovi filari di alberi, sistemazione di rogge e canali, piste ciclabili, riqualifica del verde esistente e altro. Agli Amministratori facciamo notare, invece, che la sostenibilità dei servizi sociali non può prescindere dalla difesa del territorio e quindi non si può giustificare il consumo di suolo per mantenere un elevato livello di servizi.

3) riteniamo che debba essere vincolante l’obbligo al recupero delle aree dismesse prima ancora di procedere ad un’ulteriore espansione territoriale. Questa indicazione va associata, secondo noi, a una limitazione sul cambio di destinazione d’uso dei terreni impedendo il passaggio da area produttiva a residenziale laddove non necessario secondo le previsioni di crescita demografica. Piuttosto le aree provenienti da attività produttive dovrebbero essere recuperate creando ambienti di pubblica utilità o di recupero ambientale.

Chiediamo agli organi regionali di pensare a una pianificazione territoriale regionale che sia vincolante per tutti i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale della Regione e, da qui, per i PGT dei singoli Comuni. Un dialogo e un coordinamento maggiore tra i differenti livelli amministrativi assicurerebbe un controllo più attento sulle espansioni urbane, imponendo dei limiti validi per tutto il territorio, mediante una pianificazione che prenda in considerazione le previsioni di crescita demografica. All’interno della pianificazione sovracomunale crediamo che ci debba essere una maggiore attenzione verso i grandi insediamenti quali centri commerciali, attività produttive e poli logistici che devono essere decisi da enti superiori rispetto ai singoli Comuni.

Proponiamo che venga istituita, da ogni Amministrazione, una mappatura degli alloggi e degli uffici non venduti o affittati tramite la quale si possa affrontare una pianificazione più virtuosa. Questo report lo riteniamo utile sia per far indignare i cittadini, rispetto ad un aumento dell’edificazione a fronte di immobili invenduti o sfitti, sia per spingere le amministrazioni ad abbandonare determinate decisioni inutili, per poi cominciare a lavorare su progetti di riutilizzo e reintroduzione nel mercato.

GD Lombardia

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