Annozero può iniziare


Annozero, il programma di Michele Santoro, non figura, a quanto si apprende, nei palinsesti autunnali della Rai.

Il sito del quotidiano on-line L'Inkiesta secondo me analizza bene la questione lontano da difese corporativistiche e da estremismi di regime.
DoppiaM

- E così, alla prima occasione buona, ecco che AnnoZero esce dal palinsesto Rai. La cosa ci colpisce per molti motivi, e non ci piace per altrettanti. Il primo, più evidente, è che non ci piace il fatto che ciò che non piace al potere politico viene rimosso o zittito. Non ci piace per principio, anche se Annozero non era la nostra trasmissione preferita. Parliamo inoltre di un programma di grande successo: e come cittadini italiani vorremmo che la nostra televisione pubblica sapesse già garantire un rimpiazzo commercialmente all’altezza. Ma ne dubitiamo.

A colpirci e preoccuparci, poi, è il fatto che il Presidente del Consiglio Berlusconi, nel 2011, continua a non credere che esista la possibilità di formare il consenso al di fuori della televisione. Non parliamo solo della Rete e dei giornali, naturalmente, ma delle infinite forme in cui il senso critico degli esseri umani - e gli italiani tra questi - si confronta con la realtà e si determina in base ad essa. Niente, per Berlusconi esiste solo la tivù: e nel momento della sua sconfitta, naturalmente, contano solo i nemici Santoro&Travaglio. E fa niente se la Rai come azienda ci smenerà, e pure parecchi soldi.

Gli italiani, lo scorso fine settimana, avevano dimostrato con il loro voto tante cose. Soprattutto, avevano dimostrato una cosa sgradita agli anti-berlusconiani di professione: non è vero che l’evidente conflitto d’interessi del Presidente del Consiglio ha manomesso la struttura democratica del paese. 

Non è vero che il proprietario di tre televisioni e Presidente del Consiglio è troppo potente perché la competizione elettorale si svolga regolarmente. Non è vero che siamo in un regime, insomma, nonostante Cologno Monzese, Emilio Fede, Augusto Minzolini e tutti gli altri. Non è vero - ci ha dimostrato questo voto - che la televisione conta più della stanchezza, della voglia di cambiamento di una società, della cattiva politica e del malgoverno. Non è vero che la televisione ha ancora - se mai l’ha avuta - l’egemonia delle scelte di questo paese.-

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