Il federalismo dei più furbi

Le istituzioni finiscono in un incredibile giro di squillo, soldi e ricatti? Serve il federalismo.
A Mirafiori e Pomigliano passa un accordo che cambia nel profondo il rapporto tra capitalismo e democrazia? Serve il federalismo.
La riforma Gelmini taglia le gambe alla ricerca e provoca tensioni e proteste come da decenni non si vedevano? Serve il federalismo.
In Afghanistan muore un nostro soldato ogni mese? Serve il federalismo.
I terremotati protestano, i disoccupati aumentano, c’è la monnezza a Napoli? Serve il federalismo.

Il mantra leghista, imperterrito, si ripete qualsiasi cosa accada. In parte perché i lumbard sanno di avere, almeno loro, un obiettivo politico chiaro. Ma anche - furbescamente – perché serve a non sporcarsi le mani con tutto il resto.

Il Carroccio è partito di governo. Esprime tre ministri, ha un superministro come socio onorario, svariati sottosegretari, guida due Regioni, amministra centinaia tra province e comuni.

Mentre il tessuto istituzionale del Paese rischia il collasso, ripetere come un disco rotto che “basta si faccia il federalismo” è un giochino fin troppo scoperto.

Avere un obiettivo è legittimo, coprirsi dietro di esso per svicolare da ogni posizione scomoda o minimamente complessa lo è molto meno. E il federalismo di Bossi comincia a somigliare, sinistramente, alla litania sulla “governabilità” del Caf dei bei tempi.

Ce l’hanno sempre duro, giurano.
Ma piuttosto che rischiare qualcosa, è meglio nasconderlo.

Marco Bracconi, Politica pop, Repubblica.it

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