Sicurezza: i dati reali e le paure


Anche se meno del 10% della popolazione ha subito un reato, esiste un’alta percezione di insicurezza tra i cittadini italiani.

Questo è uno dei dati salienti della ricerca “Vivere tra luci e ombre” condotta dal PD nazionale sulla condizione di sicurezza in Italia.

A fronte di un “dato reale”, per cui solo un italiano su dieci ha subito un reato, più del 40% dei cittadini vive una vita contaminata dalla costante insicurezza. Ciò significa, che la percezione diventa realtà vissuta, anche al di là dei dati oggettivi e nessun richiamo ad essi può migliorare la situazione.

E’ la solitudine nel contesto sociale, con un conseguente emergere del timore dell’altro, inteso come sconosciuto, oggettivamente “pericoloso”, unita alla lontananza dal sistema della sicurezza e della giustizia, che risulta la principale causa dell’aumento dell’insicurezza.

La crisi economica nazionale e internazionale e il conseguente ridursi del sistema di garanzie sociali (welfare), accentua il timore di vedersi sottratti dei diritti acquisiti, proprio a discapito dei nuovi venuti.

Per risolvere queste negatività, gli italiani indicano chiaramente tre leve, senza incertezza: più forze di polizia, più qualità del territorio e della vita comunitaria (le famose città più illuminate) e la certezza di un sistema giudiziario che agisca ad ogni livello, (soprattutto microcriminalità) con efficienza e certezza della pena.

Il divario tra i dati reali della sicurezza e la sua percezione dovrebbe richiamare una maggiore responsabilità da parte di governa. Qualcuno sulla sicurezza vince le campagne elettorali, ma non si può governare sulla paura o solo sui sentimenti.

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