La liberazione non si cancella
Il segretario nazionale del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ha inviato una lettera al circolo Pd di Montichiari che nei giorni scorsi si è visto rifiutare dal Sindaco della città la disponibilità di una piazza del comune per celebrare il 25 aprile. Di seguito il testo.
Cari cittadini e cittadine di Montichiari,
ho appreso dalla lettura dei giornali che la giunta della vostra città ha negato la possibilità di celebrare il 25 Aprile e il Primo Maggio sospendendo, di fatto, un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Questo è molto grave, ma ancor più grave è l’intenzione di voler cancellare con un divieto una memoria che deve essere considerata patrimonio comune di tutto il popolo italiano.
I valori del 25 Aprile sono scritti nella nostra Carta Costituzionale che è la più bella del mondo, e lo è perché sancì un patto tra uomini e donne di idee e convincimenti anche profondamente diversi tra loro, ma che li vide uniti dall’idea di disegnare un futuro comune e libero per tutti gli italiani.
Questo esempio e questa memoria dovrebbero rappresentare un orientamento di fondo per chi è chiamato, a tutti i livelli di responsabilità, a ricoprire un ruolo al servizio del bene comune. Tanto più nel momento in cui le forze politiche affermano di volersi impegnare per rinnovare quel patto.
Rinnovare, perché di questo si tratta. Rinnovare un patto per costruire una nuova unità dell’Italia. Rinnovare per sentirci cittadini di un unico paese. Rinnovare per rendere vivi quei valori che non possono cambiare perché la libertà, l’uguaglianza e la dignità, insieme alle idee di pace, di fraternità e di comune umanità di tutti gli uomini e le donne del mondo non sono nella disponibilità di nessuno. E’ questo il senso profondo del 25 Aprile.
La democrazia è una scelta che va rinnovata ogni giorno, anche pagando qualche prezzo, di certo infinitamente minore rispetto a quello che altri hanno pagato prima di noi, altrimenti diventa un’abitudine. E, se è un’abitudine, può succedere che in forme anche nuove rispetto al passato ci si lasci portar via pezzi di libertà un po’ per volta, senza nemmeno accorgercene. Ci siamo detti molte volte che la storia non si ripete mai, ma ci possono essere molti modi per tradire quei valori che sono fioriti nel sangue di tante sofferenze.
Può accadere se prevale l’indifferenza e la mistificazione verso la nostra storia. Può accadere se di fronte alle difficoltà, di avere una democrazia che funzioni, capace di prendere decisioni rapide ed efficaci, si pensa di prendere la via breve dello svilimento dei meccanismi di partecipazione democratica per favorire una deriva populista e scelte autoritarie nella società.
Allo stesso modo togliere la possibilità di festeggiare il Primo Maggio significa voler negare un ruolo al lavoro inteso oggi nella sua estensione più larga e più alta possibile. Il lavoro come bene comune e come promozione tanto della dignità quanto del merito di ogni singolo individuo. E la nostra Costituzione, anche su questo tema dimostra di essere più attuale che mai perché promuove il lavoro in tutte le sue forme e, insieme, ci impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Valori profondi, quindi, consegnati a noi perché rinati dalla primavera del 25 Aprile e che noi abbiamo il dovere di portare nel futuro come una fiaccola preziosa da trasmettere alle nuove generazioni.
Questo è il nostro compito, questa è la nostra responsabilità. Viva il 25 Aprile, viva la Costituzione.
Cari cittadini e cittadine di Montichiari,
ho appreso dalla lettura dei giornali che la giunta della vostra città ha negato la possibilità di celebrare il 25 Aprile e il Primo Maggio sospendendo, di fatto, un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Questo è molto grave, ma ancor più grave è l’intenzione di voler cancellare con un divieto una memoria che deve essere considerata patrimonio comune di tutto il popolo italiano.
I valori del 25 Aprile sono scritti nella nostra Carta Costituzionale che è la più bella del mondo, e lo è perché sancì un patto tra uomini e donne di idee e convincimenti anche profondamente diversi tra loro, ma che li vide uniti dall’idea di disegnare un futuro comune e libero per tutti gli italiani.
Questo esempio e questa memoria dovrebbero rappresentare un orientamento di fondo per chi è chiamato, a tutti i livelli di responsabilità, a ricoprire un ruolo al servizio del bene comune. Tanto più nel momento in cui le forze politiche affermano di volersi impegnare per rinnovare quel patto.
Rinnovare, perché di questo si tratta. Rinnovare un patto per costruire una nuova unità dell’Italia. Rinnovare per sentirci cittadini di un unico paese. Rinnovare per rendere vivi quei valori che non possono cambiare perché la libertà, l’uguaglianza e la dignità, insieme alle idee di pace, di fraternità e di comune umanità di tutti gli uomini e le donne del mondo non sono nella disponibilità di nessuno. E’ questo il senso profondo del 25 Aprile.
La democrazia è una scelta che va rinnovata ogni giorno, anche pagando qualche prezzo, di certo infinitamente minore rispetto a quello che altri hanno pagato prima di noi, altrimenti diventa un’abitudine. E, se è un’abitudine, può succedere che in forme anche nuove rispetto al passato ci si lasci portar via pezzi di libertà un po’ per volta, senza nemmeno accorgercene. Ci siamo detti molte volte che la storia non si ripete mai, ma ci possono essere molti modi per tradire quei valori che sono fioriti nel sangue di tante sofferenze.
Può accadere se prevale l’indifferenza e la mistificazione verso la nostra storia. Può accadere se di fronte alle difficoltà, di avere una democrazia che funzioni, capace di prendere decisioni rapide ed efficaci, si pensa di prendere la via breve dello svilimento dei meccanismi di partecipazione democratica per favorire una deriva populista e scelte autoritarie nella società.
Allo stesso modo togliere la possibilità di festeggiare il Primo Maggio significa voler negare un ruolo al lavoro inteso oggi nella sua estensione più larga e più alta possibile. Il lavoro come bene comune e come promozione tanto della dignità quanto del merito di ogni singolo individuo. E la nostra Costituzione, anche su questo tema dimostra di essere più attuale che mai perché promuove il lavoro in tutte le sue forme e, insieme, ci impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Valori profondi, quindi, consegnati a noi perché rinati dalla primavera del 25 Aprile e che noi abbiamo il dovere di portare nel futuro come una fiaccola preziosa da trasmettere alle nuove generazioni.
Questo è il nostro compito, questa è la nostra responsabilità. Viva il 25 Aprile, viva la Costituzione.