Unto da Scilipoti

nella foto: scilipoti regge la cornetta per un intervento telefonico del premier


Gianfranco Fini, presidente della Camera, invita Berlusconi a dimettersi assieme a lui, come se la sua carica e quella del premier fossero la stessa cosa.
La Russa rilancia e chiede a Fini di farsi votare la fiducia dall’aula di Montecitorio, come se il presidente della Camera fosse il presidente del Consiglio.
A sua volta, il presidente del Consiglio pontifica a suo uso e consumo sulle prerogative del Quirinale, mentre il Parlamento, di fatto, si è trasformato in un collegio di avvocati difensori del Cavaliere.
Il presidente del Senato, infine, non si sa dove sia, e quando magicamente appare, parla sotto dettatura del capo del governo.

A seconda delle interpretazioni, e dello stato d’animo del momento, si potrebbe dire che siamo al cazzeggio o al collasso istituzionale.

E la via d’uscita, ormai è chiaro, sono soltanto quelle elezioni che Berlusconi
vuole evitare ad ogni costo. Talmente ad ogni costo da far sapere che perfino se Napolitano sciogliesse le Camere per “casino manifesto” lui si rifiuterebbe di controfirmare il decreto.

Il populista, insomma, sembra improvvisamente aver paura del popolo. E dopo aver disprezzato per anni il Parlamento si ritrova come unico punto di forza la sua (risicata) maggioranza alla Camera dei deputati. Da unto dal Signore a unto da Scilipoti.


Ci vuole fegato a far finta di niente.

Marco Bracconi, politica pop, repubblica.it

Post popolari in questo blog

Vogliamo fatti, non parole

La maggioranza che non c'è

Gli indennizzi che non arrivano