Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta fiducialetta

I tanti "vedremo, faremo" che sono diventati "avremmo potuto fare"...

Immagine
Ieri al Senato, uno degli interventi più belli è stato tenuto dalla Senatrice Paola de Pin, del gruppo misto, eletta nel M5S e da lì espulsa perché è così che funziona nel regno di beppe grillo con chi non condivide le sue decisioni ("sue decisioni" perché di organismi dirigenti eletti democraticamente e incaricati di prendere le decisioni non ce ne sono) e di Casaleggio. La giornata di ieri, oltre a segnare una sconfitta politica per Berlusconi, messo per la prima volta in minoranza da alcuni dei suoi più devoti seguaci, ribadisce l'irrilevanza del M5S in questo Parlamento: irrilevanza ancora più clamorosa per un movimento politico che ha preso il 25%.  "Sembra che stiano a ballarò" ha detto qualcuno: e in effetti nel suo isolamento, il gruppo di parlamentari di bebbe grillo è costretto a caratterizzarsi solo con gesti eclatanti e dichiarazioni, ma non con un azione per il cambiamento. "I vertici [del M5S], per fedeltà formale a un pezzo di

Zanda: in Parlamento una nuova maggioranza, i trucchi di Berlusconi non contano.

La giornata di oggi al Senato si chiude con l'incredibile voto di fiducia di Forza Italia annunciato da Berlusconi nel suo breve e tentennante intervento. Con questo ultimo colpo di teatro, Berlusconi finisce per ratificare che il governo andrà avanti indipendentemente dalla sua ineluttabile decadenza da senatore. Ma se spera di tornare in gioco con questa mossa disperata, si sbaglia di grosso. Come detto chiaramente dal capogruppo del Partito Democratico al Senato Luigi Zanda, "in Parlamento oggi c'è una nuova maggioranza, perché furbate e trucchi non funzionano".  La scelta di Silvio Berlusconi di votare la fiducia «vuol nascondere una sconfitta politica netta e chiara davanti agli italiani». Così in aula Luigi Zanda, del Pd. «Negli ultime giorni abbiamo toccato con mano i rischi del personalismo in politica e della mancata attuazione dei principi di democrazia interna ai partiti», ha sottolineato Zanda, con «un piccolo gruppo di consiglieri fedeli che i