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Africa: il futuro è donna

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Ellen Johnson Sirleaf, Presidente della Liberia, Premio Nobel per la Pace 2011 «Donne, siete pronte per la storia?» Così Ellen Johnson Sirleaf aveva arringato la folla, appena eletta a capo della Liberia nel 2005. «Il futuro è nostro perché ce ne siamo fatte carico» è uno dei suoi motti. E con queste parole si prepara ad affrontare il ballottaggio per ottenere un secondo mandato alla Presidenza della Liberia. Intervistata oggi dal Corriere della Sera , dice che «Le donne cambieranno radicalmente il volto dell'Africa nel prossimo decennio». E ancora: «Le donne africane e dei Paesi in via di sviluppo hanno un fardello maggiore sulle spalle: scarsa istruzione, forti disuguaglianze, violenze sessuali. Tuttavia queste donne, anche in circostanze dure, tengono ferme le loro posizioni, combattono e mobilitano persone. Le donne in Africa oggi stanno decisamente meglio. Persino nelle campagne le donne iniziano a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita. Le figlie di

"Poveri di diritti": la situazione delle famiglie italiane

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foto da http://www.caritas.it/ Ieri la Caritas Italiana ha presentato il Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia, dal titolo molto forte: "Poveri di diritti". Un titolo che nasce da una semplice, ma non scontata considerazione: alle persone che vivono in condizioni di povertà si pensa solo in termini di insufficienti risorse economiche, ignorando che esiste tutta una serie di altre privazioni che peggiorano lo stato di precarietà e ne impediscono il superamento . Il diritto alla casa, al lavoro, alla famiglia, all'alimentazione, alla salute, all'educazione, alla giustizia pur tutelati dalla Costituzione italiana, sono i primi ad essere messi in discussione e negati. Sono 8 milioni e 272 mila le persone che vivono in povertà in Italia, pari al 13,8% della popolazione (nel 2010), per un totale di 2,73 milioni di famiglie povere. La povertà è in aumento : erano 7 milioni 810 mila nel 2009 (13,1%) della popolazione. Le donne e i giovani pagano il p

Il declino non è una strada obbligata

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Il 24% delle famiglie italiane è a rischio povertà ed esclusione sociale, una famiglia su 4 fa fatica a pagare mutuo e bollette, 4 su 10 non faranno nemmeno una settimana di vacanze, 3 su 10 non possono affrontare spese impreviste. 800 mila donne lavoratrici sono state licenziate perché incinta, oltre 500 mila giovani hanno perso il lavoro nel biennio 2009/2010, mentre sono 2 milioni le persone che ormai non cercano più un'occupazione e la dispersione scolastica ha raggiunto la percentuale record del 19%. Sono alcuni dei dati del Rapporto 2010 dell'Istat sullo stato del Paese. L’Istat oggi fotografa una situazione a dir poco allarmante sulla condizione economica e sociale del Paese, quasi una società senza futuro . Come scrive oggi Mario Calabresi su La Stampa , "agli italiani il rapporto annuale dell’Istat, presentato ieri, non dice assolutamente niente di nuovo. A loro non serve. Racconta cose che già sanno, che sentono sulla loro pelle ogni giorno : la paura

Le donne e la Resistenza di ieri e di oggi

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Quest'anno cade il centenario dalla istituzione della Giornata della Donna e la vicenda tragica che si ricorda ha anche aspetti particolari e ciò segna un modo specifico delle donne di stare nella Storia ovvero spesso trascurate ma pronte alla lotta. Come avvenne durante la Resistenza. Numerosissime donne, di ogni estrazione sociale, operaie, studentesse, casalinghe, insegnanti, in città, così come in campagna, organizzarono attività politica e assitenza ai partigiani, attraverso molteplici attività materiali, dalla cura ai feriti, al trasporto di armi, munizioni e cibo, anche nelle zone più impervie, nei nascondigli dei partigiani, in mezzo ai monti. Siamo in questo momento come allora in presenza di scivolamenti verso forme autoritarie e verso una scorrettisima modifica di fatto dell'assetto costituzionale; e le donne come allora riprendono ad organizzarsi con grande vitalità, passione indicando a tutti noi la via d'uscita da questo lungo e buio periodo. Quest

Oltre le mutande

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Mentre una casta di subrettine aspiranti onorevoli domina la scena mediatica , negli angoli meno illuminati della società le loro coetanee stanno dando la spallata definitiva al predominio del maschio. Qualsiasi statistica racconta ormai il sorpasso fra i sessi: le ragazze si laureano di più, conquistano più borse di studio, ottengono più posti come ricercatrici. Ma poiché lo fanno senza dimenare il sedere in televisione, non esistono. La civiltà dello spettacolo funziona così: tutto ciò che esce dal quadrilatero intrattenimento-sport-giornalismo-politica non dà visibilità e quindi non rientra nel dibattito pubblico. Questa distorsione altera la percezione della realtà, al punto che oggi in Italia si scontrano due opinioni palesemente fasulle. La prima è l’opinione Così Fan Tutti: ogni uomo è un maiale e ogni donna una escort, e chi fa la morale al Silvio e alle sue amichette stia bene attento, perché gli scateniamo dietro un segugio che rivelerà al popolo i suoi altarini sessuali. La

Se non ora, quando?

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In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani. Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica. Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile. Noi chiediamo a

Le cosiddette signore

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Sono arrivate con una sciarpa bianca simbolo del lutto per lo stato del Paese, le donne che hanno partecipato alla manifestazione di protesta organizzata in piazza della Scala. Con loro, però, anche tanti uomini. L'adesione è venuta dai partiti del centrosinistra, dalla Cgil e da tante associazioni femminili. Molti sono arrivati con cartelli con scritte come "Ilda sei grande, questa piazza ti chiede di resistere", o "Non voglio passare dalle stanze di Arcore per fare politica". Dalla piazza è anche partito il coro "Dimettiti, dimettiti" indirizzato a Silvio Berlusconi. Secondo gli organizzatori alla manifestazione hanno partecipato 10mila persone. Tra loro anche due esponenti del PD brugherese, le consigliere comunali Alessandra Coduti e Silvia Bolgia. Il direttore de "L'Unità", Concita De Gregorio, ha iniziato il suo intervento dicendo che avrebbe voluto cominciare dichiarandosi «la nipote di Indira Ghandi». «Dobbiamo dire alle rag

Per la dignità delle donne

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Sulla vicenda di Ruby, le donne del PDL non si tirano indietro. Unite, difendono a gran voce il Premier , secondo loro vittima dell'ennesima campagna diffamatoria, di un complotto della magistratura e dei giornali, dei poteri forti... Repubblica ha raccolto le loro dichiarazioni . Le donne del PD, invece, fanno una scelta diversa. E' partita ieri, infatti, la mobilitazione, proposta dalle donne della segreteria del PD ,con la raccolta di firme in tutt’Italia, per chiedere il rispetto della dignità delle donne , calpestata dalle ultime vicende che interessano il presidente del Consiglio. Presidente, ora basta. Si dimetta adesso. Liberi l’Italia dall'imbarazzo. Qui puoi firmare anche tu