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26 gennaio 1994 - 12 novembre 2011

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Oggi è il giorno che chiude un ventennio, uno dei tanti della nostra storia. E il pensiero va al momento in cui tutto cominciò. Era il 26 gennaio 1994, un mercoledì. Quando, alle cinque e mezzo del pomeriggio, il Tg4 di Emilio Fede trasmise in anteprima la videocassetta della Discesa In Campo. La mossa geniale fu di presentarsi alla Nazione non come un candidato agli esordi, ma come un presidente già in carica. La libreria finta, i fogli bianchi fra le mani (in realtà leggeva da un rullo), il collant sopra la cinepresa per scaldare l’immagine, la scrivania con gli argenti lucidati e le foto dei familiari girate a favore di telecamera, nemmeno un centimetro lasciato al caso o al buongusto. E poi il discorso, limato fino alla nausea per ottenere un senso rassicurante di vuoto : «Crediamo in un’Italia più prospera e serena, più moderna ed efficiente... Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano». Era la tele

Italia: oggi è allarme

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Quella di oggi è una giornata drammatica per l'Italia, dal punto di vista economico. La Borsa di Milano, cede il 4,1%, di gran lunga la peggiore tra le borse europee . E, cosa ancora più grave, non si ferma l'impennata dello spread Btp-Bund, volato sopra i 570 punti, con il rendimento dei Btp decennali superiore alla soglia del 7%. L'Eurozona ci chiede un'azione rapida e decisa costellata di misure concrete, interventi sulla spesa e riforme. Li vuoli subito e teme che ogni ritardo possa essere finale . I mercati non sono persuasi che la transizione politica sarà breve e che questa possa permettere all'Italia di fornire le risposte puntuali negoziate con l'Ue per il risanamento, misure necessarie per proteggere dal contagio e scongiurare il rischio bancarotta. Le Borse affondano di conseguenza nel mare dell'incertezza. I mercati esigono chiarezza e di chiarezza, anche in questo frangente che pure segna la fine di un'epoca, ce n'è poca. Quell

Cosa succede in Italia, tra dimissioni e richieste dell'Europa

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Ieri sera: Silvio Berlusconi lascia il Qurinale Alla fine il presidente del Consiglio ha ceduto: il voto della Camera sul Rendiconto dello Stato ha certificato l’inconsistenza della sua maggioranza. Dopo il faccia a faccia con Giorgio Napolitano ha preso atto di non avere più la maggioranza e ha annunciato le dimissioni , dopo avere approvato la legge di stabilità. La legge di stabilità , promessa la scorsa settimana all'Europa, in realtà non è stata ancora scritta . A Palazzo Chigi ci stanno ancora lavorando. Su questo provvedimento l'Italia si gioca la sua credibilità in Europa. E questo è un tema ben più importante, rispetto al destino personale del Premier (ormai in scadenza). Olli Rehn è il commissario europeo agli Affari economici. Ieri Repubblica ha pubblicato, in esclusiva, la lettera del 4 novembre di Rehn al Ministro Giulio Tremonti: l'Europa chiede all'Italia una manovra aggiuntiva, la sesta dell'anno, per garantire la tenuta dei conti pubbli

Dimissioni? così per dire, eh....

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Oggi tutta l'Italia sta con il fiato sospeso , per vedere come riapriranno le Borse , dopo gli attacchi della speculazione, che hanno colpito nel weekend il nostro Paese. Un Paese che vive un momento di estrema debolezza, politica ed economica. Siamo attaccatti dalla speculazione, perchè considerati incapaci di riordinare i nostri conti . E siamo in preda ad una crisi politica forte , con le tensioni nella maggioranza, le inchieste di diverse procure, l'incapacità di progettare il futuro. E intanto, in questa situazione, il nostro Premier si preoccupa di inventarsi l'ennesima leggina per non pagare quanto dovuto nella vicenda  Mondadori - Cir . La sentenza, che sabato mattina ha condannato la Fininvest al pagamento di 560 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, epurata dal maxirisarcimento ci dice però due cose , che non sono emerse in maniera forte: 1) Berlusconi ha rubato una società , pagando il giudice che ha scritto la sentenza che ha tolto la Mond

Per la dignità delle donne

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Sulla vicenda di Ruby, le donne del PDL non si tirano indietro. Unite, difendono a gran voce il Premier , secondo loro vittima dell'ennesima campagna diffamatoria, di un complotto della magistratura e dei giornali, dei poteri forti... Repubblica ha raccolto le loro dichiarazioni . Le donne del PD, invece, fanno una scelta diversa. E' partita ieri, infatti, la mobilitazione, proposta dalle donne della segreteria del PD ,con la raccolta di firme in tutt’Italia, per chiedere il rispetto della dignità delle donne , calpestata dalle ultime vicende che interessano il presidente del Consiglio. Presidente, ora basta. Si dimetta adesso. Liberi l’Italia dall'imbarazzo. Qui puoi firmare anche tu