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Brexit, Gentiloni: affronteremo negoziato non semplice in modo costruttivo

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“L’Italia ha bisogno di una strategia comune dell’Europa, nella quale il peso ai flussi migratori sia condiviso dai diversi Paesi europei. L’impegno dell’Italia è quello di spingere tutti ad una comune responsabilità”. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa, al termine dell’incontro con il primo ministro inglese, Theresa May, parlando del problema dell’immigrazione. “Abbiamo già fatto molti passi avanti”, ha detto presidente del Consiglio, “ma non sono sufficienti. Cercheremo di fare meglio anche la nostra parte”. Gentiloni ha annunciato, inoltre, il varo di “nuove misure e norme sull’immigrazione” durante il Cosiglio dei ministri in agenda per domani. In riferimento agli scenari internazionali, e alla difficile situazione in particolare del Mediterraneo, Gentiloni ha assicurato l’impegno a lavorare “insieme alla stabilizzazione della Libia”,”un obiettivo fondamentale, non solo per l’Italia ma per l’intera Unione europea, per le ragioni dei flussi migratori e

Gentiloni: vicini alle popolazioni colpite dal sisma lavoriamo e seguiamo la situazione

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Partecipando al  forum economico italo-tedesco  che ha seguito il  bilaterale con Angela Merkel , il premier  Paolo Gentiloni  ha voluto rivolgere ancora una volta un pensiero alle “popolazioni terremotate, dopo le ultime scosse avvertite nel Centro Italia”. Il premier ha quindi spiegato che sta seguendo “passo dopo passo la situazione”. Appello alla collaborazione italo – tedesca .”Davanti alle nuove sfide si lavora insieme, zusammen”. Con una parola tedesca Gentiloni ha rivolto un appello ad una platea di imprenditori italiani e tedeschi: “Siamo entrati in quella che è stata definita l’era delle accelerazioni, in cui la velocità dei cambiamenti sarà superiore rispetto al passato. L’incertezza deriva da fattori economici ma anche dalla politica, la geopolitica, le relazioni tra stati e popoli”, ha aggiunto. “Siamo in una fase difficile ma Italia e Germania sono convinte della straordinaria importanza del futuro dell’Ue”. Fine dell’asusterità in UE . “L’Italia non tornerà mai

Renzi: davanti alle grandi crisi un frenetico immobilismo dell’Ue

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Davanti a uno scenario internazionale in continuo movimento, l’azione dell’Europa “ sembra caratterizzata da un frenetico immobilismo”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Matteo Renzi, riferendo alla Camera sul consiglio europeo del 20 ottobre. “Il consiglio europeo si colloca in una dimensione difficile” e si propone di “illustrare la situazione politica dopo quello che è accaduto con il referendum inglese e dopo un anno di consultazioni elettorali. L’Europa ha subito un duro shock con la scelta di un Paese, la prima in sessant’anni, di lasciare la nostra comunità. Non aiuta la nostra discussione il quadro politico internazionale. Il presidente Obama, in un importante articolo pubblicato nei giorni scorsi, ha sottolineato la contraddizione di un mondo più prospero che mai, ma accompagnato da una inquietudine crescente” , ha aggiunto Renzi. Sulle questione della ricollocazione dei migranti nei paesi della Ue, Renzi vede la necessità che: “l’Italia sia promotrice di una pos

Dopo Brexit, quali prospettive per una nuova Europa?

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Care, cari, vi segnaliamo questa interessante iniziativa che si terrà domani sera alla Festa de l’Unità di Vimercate , un’occasione per ragionare insieme di quanto appena accaduto. (la foto si ingrandisce con un click) DoppiaM

“Brexit”: cosa succede adesso?

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È una domanda difficile, vasta e complicata. Partiamo da quello che sappiamo fare bene, ovvero l'analisi della sconfitta (#sischerza ma neanche troppo) Da una prima analisi del voto sulla Brexit emerge una evidente frattura generazionale. I meno giovani, quei cittadini che avrebbero dovuto avere mostrare un grado di lungimiranza e maggiore raziocinio non hanno preso in considerazione le speranze dei loro nipoti, nel decidere le sorti della loro terra, distruggendo di fatto quel sogno di condivisione europea incarnato appunto dalla cosiddetta generazione erasmus. Fra i 18 e i 25 anni la quota di chi ha voluto separarsi dal continente non è arrivata nemmeno al 25% (risulta leggermente più alta sotto gli ‘anta’). È chiaro che non si può ricondurre tutto a una questione generazionale ed è altrettanto evidente che a vincere sono stati soprattutto gli euroscettici che hanno cavalcato la paura (della migrazione, ad esempio). E a 75 anni si rasenta il plebiscito: almeno il 70-72%% non