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26 gennaio 1994 - 12 novembre 2011

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Oggi è il giorno che chiude un ventennio, uno dei tanti della nostra storia. E il pensiero va al momento in cui tutto cominciò. Era il 26 gennaio 1994, un mercoledì. Quando, alle cinque e mezzo del pomeriggio, il Tg4 di Emilio Fede trasmise in anteprima la videocassetta della Discesa In Campo. La mossa geniale fu di presentarsi alla Nazione non come un candidato agli esordi, ma come un presidente già in carica. La libreria finta, i fogli bianchi fra le mani (in realtà leggeva da un rullo), il collant sopra la cinepresa per scaldare l’immagine, la scrivania con gli argenti lucidati e le foto dei familiari girate a favore di telecamera, nemmeno un centimetro lasciato al caso o al buongusto. E poi il discorso, limato fino alla nausea per ottenere un senso rassicurante di vuoto : «Crediamo in un’Italia più prospera e serena, più moderna ed efficiente... Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano». Era la tele

La Padania non esiste

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"Non esiste un popolo padano". Durissimo attacco del presidente della Repubblica alla Lega dopo i recenti riferimenti alla secessione : "Quello che si sente è spesso un incoraggiamento ridotto al minimo anche dal punto di vista dell'espressione verbale , grida che si elevano in quei prati in cui non c'è il popolo padano, ma una certa parte del corpo elettorale . Che ha scarsa conoscenza di alcune cose, tra cui l'articolo 1 della Costituzione", dice il presidente. Che aggiunge: " La sovranità appartiene al popolo , ma si dimentica quello che viene dopo la virgola, e cioè che si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione . Non esiste una via democratica alla secessione". Massimo Gramellini , oggi, nel suo Buongiorno sulla Stampa , "sfida la Lega": "Se una minoranza di cittadini del Nord è convinta di poter imporre la secessione con un colpo di mano rivoluzionario, smetta di berciare slogan e dia l’assalto

Fatelo scendere! L'Italia merita qualcosa di meglio

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Apro i siti dei principali quotidiani italiani online e trovo i primi tre titoli (tre!!!)  rifersi ai guai giudiziari del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Facciamo quindi un po' d'ordine.  I filoni di inchiesta aperti dai magistrati sono  tre. Il primo filone riguarda la  storia del nastro Fassino-Unipol: il PresdelCons dovrà essere processato per rivelazione di segreto d'ufficio, come suo fratello Paolo. « Il 31 dicembre del 2005 il Giornale pubblica la trascrizione di una telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, durante la quale l’allora segretario dei DS chiede all’allora amministratore delegato di Unipol «Ma abbiamo una banca?». La domanda fa riferimento ai tentativi di acquisizione da parte di Unipol della Banca Nazionale del Lavoro. Tale operazione in quelle settimane era oggetto di una complessa e frastagliata inchiesta giudiziaria che i giornali definirono, ahinoi, Bancopoli. Giovanni Consorte si era dimesso dal suo incarico soltanto il

Qui ci prendono... in Giro!

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Ieri da Paesana (Piemonte), nella valle del Po, è partita la prima edizione della corsa ciclistica a tappe voluta dalla Lega Nord. Il Giro di Padania . “ La prima edizione della gara ciclistica  per professionisti ideata dal sottosegretario leghista Michelino Davico. Corsa vera, riconosciuta dalla Federciclismo e che tra l'altro sarà uno degli ultimi test prima dei Mondiali. Ci saranno quindi big in corsa, a cominciare da Ivan Basso. Per la partenza è stato scelto un paese-simbolo caro alla Lega Nord, Paesana, dove ogni anno a metà settembre lo stato maggiore del Carroccio, subito dopo il prelievo dell'acqua con l'ampolla alle sorgenti del Po, tiene il comizio che apre la 'Festa dei popoli padani'. La corsa verde si dirigerà poi verso la Liguria, per passare successivamente in Lombardia, Emilia, Trentino e Veneto.” Quello che è inaccettabile è che è un'iniziativa politica, che di sportivo ha poco, promossa da una realtà, la Padania , che non esiste ! C

La calda estate della Lega Nord

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«Non è per domani, ma per dopodomani l'arrivo, della Padania: l'Italia, l'han capito tutti, che va giù» .  Così il Ministro (?) Umberto Bossi durante un comizio a Schio, nel vicentino. In questa frase del leader del Carroccio sono riassunti i vent'anni anni di Lega Nord , di un federalismo sempre urlato ma mai veramente attuato. Se anche il governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni non crede più al Carroccio, proclamando che «Il federalismo fiscale non esiste più» , si può dire che la Lega Nord ha fallito la propria missione. Umberto Bossi ha vissuto un'estate, diciamo, intensa. Nel comizio di Ferragosto a Ponte di Legno addirittura il leader della Lega Nord è arrivato ad apostrofare il collega - assente - Brunetta esclamando a proposito dell'impegno della Lega per evitare un ritocco delle pensioni nella manovra anticrisi appena approvata dal governo: "Non romperci i coglioni, nano di Venezia." Alle intemperanze di Bossi fa da c

I costi della politica... e il secondo comma

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Il Corriere della Sera ha pubblicato ieri ( qui ) una bozza di proposta di legge attribuita al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La proposta consta di sette articoli e spiega col suo titolo di cosa si occupa: “Costi della politica” . Una serie di misure volte a contenere o eliminare del tutto alcuni dei privilegi di cui sono titolari i politici italiani. Sul testo, però, non ci sono ancora conferme ufficiali: mancano alcune percentuali, non sappiamo se Tremonti lo proporrà al Governo, non sappiamo se il Governo deciderà di fare proprio questo testo in Consiglio dei ministri e non sappiamo se e quando sarà approvato. Il Post riporta oggi ( qui ) i punti principali del testo , mentre Massimo Gramellini , su La Stampa , con la consueta arguzia e ironia si sofferma ( qui ) sui "secondi commi" della proposta. Quelli che, in sostanza, fanno salvi i privilegi per chi governa oggi.

Ancien regime

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Ieri a Campora San Giovanni, in provincia di Cosenza, la fondazione John R. Mott distribuiva alcune borse di studio. Era presente il politico calabrese Francesco Nucara (eletto nel PdL in rappresentanza del Partito Repubblicano Italiano)  ed era attesa anche una telefonata di Silvio Berlusconi. Inizialmente rimandata per problemi tecnici, il collegamento è partito mentre in sala erano rimasti solamente gli addetti che stavano smontando l’impianto audio. Dopo un breve momento di incertezza, qualcuno ha avvertito Nucara e i rappresentanti della fondazione Mott, che sono rientrati precipitosamente in sala e hanno parlato con il presidente del consiglio, ignaro del disguido. Così commenta   Massimo Gramellini  sul quotidiano "La Stampa"  quest'oggi. "No, questo è troppo. Anche per chi lo considera il principale responsabile del rimbecillimento televisivo di alcune generazioni di italiani, il trattamento che il vecchio attore a fine carriera Silvio Berlusconi sta rise