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Giovanni Falcone in tredici punti

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Da palermitano, poco amante della retorica dell'antimafia, quest'anno non voglio dire ulteriori parole su  questo giorno di cui tutti abbiamo, spero, ben viva la memoria.  Mi affido invece alle parole di un mio compaesano per raccontare chi era Giovanni Falcone, riportando la memoria storica a quello che era prima della sua morte. Un uomo equilibrato, che combatteva a testa alta la mafia, senza volere per questo essere tirato per la giacca dalla politica che già in quegli anni si appuntava al petto medaglie dell'antimafia senza averne il diritto. Cosa fece Giovanni Falcone:  1) Riuscì a riscuotere la fiducia di alcuni criminali, poi pentiti, ma non quella di alcuni suoi colleghi magistrati. 2) Annotò tutto in files e agende elettroniche ma qualcuno si impossessò dei dati, nel suo stesso ufficio. 3) Se ne andò da Palermo dove la vita gliela rendevano impossibile la politica e certa magistratura, un po’ meno la mafia. 4) Il giornale che pubblicò la lettera di un

Giovanni Falcone, 23 maggio 1992

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23 maggio 1992, ore 17.59, autostrada Trapani-Palermo. Giovanni Falcone muore, vittima della mafia. Con lui perdono la vita sua moglie, Francesca Morvillo, e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Ogni anno ci sembra giusto e doveroso, sul nostro blog, ricordare la strage di Capaci. Quest'anno lo facciamo con il link al giornale realizzato dagli studenti del Convitto Nazionale “Falcone” di Palermo , la scuola che aveva frequentato il magistrato ucciso dalla mafia. Per il terzo anno consecutivo i ragazzi hanno preparato un numero speciale del loro giornale, che potete leggere qui . Il giornale si apre con gli interventi della professoressa Maria Falcone, di Rita Borsellino e del presidente del Senato, Pietro Grasso. Poi ci sono tre interviste: al presidente della Commissione Antimafia Europea, Sonia Alfano, al cardinale di Palermo, Paolo Romeo, e al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. Il giornale si chiude con un pezzo di France

Vent'anni e sentirli tutti

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La memoria si racconta come qualcosa di fragile, volatile. Eppure quel giorno di vent'anni fa, per chi c'era, diventò immediatamente indimenticabile. Palermo veniva da un decennio dipinto in rosso, gli omicidi si consumavano spesso ad angoli delle strade dove eri solito passare. Qualcuno descrisse Palermo come Beirut, e forse era anche peggio . Fotografi come Letizia Battaglia correvano da una parte all'altra della città per trasmettere al mondo le immagini di quell'efferatezza senza eguali e i cronisti cercavano di raccontare ciò che si stava consumando nella guerra di mafia tra i corleonesi e i Palermitani, le fazioni in lotta nella guerra per il predominio della città e di tutti i traffici che giravano intorno ad essa.  Di Mafia si parlava tanto, ed era inevitabile . Ma in quegli anni stava crescendo anche il sentimento di ribellione di tutti quei cittadini onesti che cominciavano a comprendere che Cosa Nostra non era parte del paesaggio, e com

Quattro uomini soli

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Pio La Torre, 30 aprile 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa, 3 settembre 1982 Giovanni Falcone, 23 maggio 1992 Paolo Borsellino, 19 luglio 1992 Quattro uomini soli, uccisi dalla mafia. Trent'anni dopo, non sappiamo ancora chi ha voluto morti Pio La Torre e Carlo Alberto dalla Chiesa. Vent'anni dopo, non sappiamo ancora chi ha voluto morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sappiamo solo che erano quattro italiani che facevano paura al potere . Si conclude così un articolo molto bello, scritto da Attilio Bolzoni e pubblicato da Repubblica il giorno di Pasqua. Un articolo che racconta la storia di questi quattro servitori dello Stato che, semplicemente con il loro impegno quotidiano , hanno cercato di far affermare la cultura della legalità, contro la mafia e contro un sistema di potere che impedisce lo sviluppo dell'Italia. Se vi siete persi l'articolo, potete leggerlo qui .

Paolo Borsellino, 19 luglio 1992

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19 luglio 1992. Paolo Borsellino , dopo avere pranzato con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, decide di andare dalla madre, che abitava in via D'Amelio, a Palermo. Ad attenderlo c'era una Fiat 126 con circa 100 chili di tritolo. 19 luglio 1992 video Inedito from 19luglio1992 on Vimeo . Nell'attentato , messo a segno 57 giorni dopo quello in cui perse la vita il suo amico e collega Giovanni Falcone , morirono anche i cinque agenti della sua scorta , Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'attentato , come ha detto oggi il Presidente Napolitano , "volle colpire sia un simbolo della causa della legalità , sia un uomo che stava mobilitando le migliori energie della società civile, dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto". Il modo migliore per onorare Paolo Borsellino è quello di fare luce sull'attentato . Si spera che a breve le inchieste sui depistaggi portino a scoprire l

Giovanni Falcone, 23 maggio 1992

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Sono le 17,48 del 23 maggio 1992 , quando su una pista dell'aeroporto di Punta Raisi di Palermo atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino alle ore 16,40. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca . E sulla pista ci sono tre auto della scorta che lo aspettano. Antonio Montinaro , agente scelto della squadra mobile che, appena vede il "suo" giudice scendere dalla scaletta, infila la mano destra sotto il giubbotto per controllare la pistola. Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene, alle 17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia è sull'autostrada che va verso Palermo. Tutto sembra tranquillo, ma così non è . Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie. La Croma marrone è dava

Palermo, tutti con l'agenda rossa

Al via le commemorazioni a 18 anni dalla strage di via D'Amelio in cui persero la vita Borsellino e i cinque uomini della scorta. Abbattute la statua sua e quella di Falcone. La sorella di Borsellino, Rita, ha osservato che "il momento attuale è peggiore del '92. Allora sapevano chi erano gli amici e chi i nemici, con tutti i limiti del caso si sapeva a chi affidare la propria fiducia. Oggi non è così. Sappiamo che non possiamo fidarci praticamente di nessuno. Per anni ci sono state dette bugie proposte come verità. Oggi sappiamo che non c'è verità. La caparbietà dei magistrati che continuano a cercarla è il modo più bello per raccogliere l'eredità di Paolo". Doppia M