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Francesco Azzarà, i marinai della Savina Caylyn e la Rosalia D'Amato.

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Nel giorno in cui a Palazzo Marino la giunta milanese espone uno striscione con l'invito alla liberazione di Francesco Azzarà , l'operatore di Emergency rapito in Darfur ( qui , il racconto sul nostro blog) il pensiero non può non rivolgersi anche agli 11 marinai italiani della Savina Caylyn e della Rosalia D'Amato nelle mani dei pirati somali. Drammatiche infatti le telefonate dai marittimi italiani a bordo della Savina Caylyn, intercorse con i familiari nella giornata di giovedi. Tutti hanno chiamato a casa i rispettivi parenti. La situazione è sempre più drammatica e a oltre sette mesi di distanza dal sequestro, si registra soltanto l’immobilismo delle nostre istituzioni e dell’armatore che fa orecchie da mercante di fronte ad un dramma su cui ancora non sappiamo quando sarà messa la parola fine. "Ormai ci tengono tutti legati in un angolo della nave e non mangiamo neanche tutti i giorni" , ha raccontato il Comandante Lubrano nella breve e coincisa

Liberate Francesco

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Il 14 agosto, alle ore 17.00 locali, un operatore di EMERGENCY è stato prelevato a Nyala, capitale del sud Darfur, mentre si trovava in auto diretto verso l'aeroporto della città. Francesco Azzarà, 34 anni, è alla sua seconda missione a Nyala come logista del Centro pediatrico che EMERGENCY ha aperto in città nel luglio del 2010. Sono diverse le piste che si stanno seguendo per arrivare a individuare i responsabili del sequestro 4. Si è parlato della tribù nomade dei Rezegat, un gruppo vicino ai temuti janjaweed, 'diavoli a cavallo' che da anni terrorizzano la regione. Una pista possibile, "ma forse un'indicazione un po' generica", spiega Rossella Miccio, coordinatrice del progetto Sudan per Emergency, tornata proprio venerdì dal Paese africano, "visto che i Rezegat sono una delle tribù più grandi del Darfur". La tribù dei Rezegat è la stessa del governatore del Darfur meridionale, Abdel Hamid Moussa Kasha che ha detto di "parlare in