La riforma del MES


Il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, afferma che il MES, il Fondo salva-Stati pensato per fornire una linea di credito da 400 miliardi alla quale i Paesi membri possono accedere per rispondere all’emergenza economica causata dalla pandemia, va riformato. Un tesoretto che, per via delle condizionalità previste e per gli esiti disastrosi avuti sulla Grecia, è visto con diffidenza dai governi nazionali dell’Unione Europea. 

Nessuno, al momento, ha scelto di attingere a quei 400 miliardi, cifra non indifferente in tempi di ristrettezze finanziarie. "Oggi, quale Paese con il Recovery, l’allentamento del Patto, SURE ed Eurobond si avvarrà del MES? Nessuno – afferma Sassoli in un’intervista a Repubblica -. Dobbiamo essere pragmatici, ma dobbiamo anche dire che di fronte alla sofferenza che vediamo in tutti i Paesi lasciare nel congelatore 400 miliardi sarebbe intollerabile". 

"Per rendere utile il MES – aggiunge il presidente del Parlamento Europeo – serve discontinuità: è necessario riformarlo e renderlo uno strumento comunitario, non più intergovernativo". Insomma, la linea di Sassoli è quella di dare più poteri alla Commissione Europea nella gestione del MES, "in base a norme comuni estranee alle logiche dei singoli governi", così da superare le ritrosie di ciascuno Stato membro. 

Più condivisione del rischio si tradurrebbe, secondo Sassoli, in minor renitenza a utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall’Europa. "Dobbiamo ragionare con una mentalità nuova, e non solo sul MES: va riformata la governance dell’Unione – prosegue nell’intervista – anche mettendo mano ai trattati". Tra le prime cose sulle quali il presidente del Parlamento europeo vorrebbe che si intervenisse, c’è il diritto di veto in capo ai singoli governi, "strumento anacronistico". In generale, Sassoli propone "nuovi trasferimenti di competenze, ovvero di poteri, dagli Stati nazionali all’Unione". 

Sassoli vorrebbe far cassa dai giganti della rete e da alcune grandi catene di distribuzione che "hanno guadagnato dalla crisi". E con quei soldi prendere tempo permettersi di rinviare la riattivazione del Patto di Stabilità a quando riprenderà la crescita dei PIL. "Ha ragione Paolo Gentiloni quando dice “non prima del 2023″". Così facendo, però, i debiti nazionali si gonfieranno. Con il rischio di diventare ingestibili. Per Sassoli, allora, cancellare i debiti contratti dai governi durante la pandemia è "un’ipotesi di lavoro interessante, da conciliare con il principio cardine della sostenibilità del debito". Nella sua ricetta economica, infine, Sassoli include "la necessità di rendere permanenti le emissioni debito comune e creare un Tesoro a livello europeo". 

Conclude Sassoli: "Lo dico chiaramente: l'Europa deve cancellare i debiti accumulati dai governi per fare fronte alla pandemia, non è accettabile che ricadano sui cittadini e sulle generazioni future. A situazioni straordinarie si risponde con una politica che abbia la capacità di proposte forti, di scelte coraggiose. Gli Eurobond devono diventare permanenti. E bisogna riformare i trattati per eliminare il diritto di veto in tutti gli ambiti della politica dell’Unione!" 

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