Arriva dall’Italia il piano per ridurre il surriscaldamento climatico in Africa


Sono gli obiettivi del Progetto Albedo For Africa, a cui da dieci anni stanno lavorando la Fondazione Sorella Natura (Fsn) e il Consorzio interuniversitario Ciriaf, guidato da Franco Cotana (Marsciano – Perugia, ’57), professore ordinario di Fisica tecnica industriale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia, fondatore e direttore del Centro nazionale di Ricerca sulle Biomasse – CRB istituito dal Ministero dell’Ambiente presso lo stesso Ateneo. L’idea è stata presentata il 25 ottobre scorso al Cnr in una conferenza internazionale.
“Siamo partiti nel 2007 – spiega il docente – quando studiavamo materiali che negli edifici inquinassero meno e riflettessero più luce. I questi anni siamo arrivati a stendere un progetto, che è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare e ha trovato la disponibilità di Eni e Telespazio. Proponiamo di realizzare cinquanta mila villaggi sostenibili, ad elevato albedo (luce riflettente) –  con acqua e ortaggi – in grado di ospitare in totale 100 milioni di poveri in Africa. I villaggi sarebbero pagati con il mercato dell’emission trading, in quanto sarebbero in grado di compensare nove miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Per cinque metri quadrati ad elevato albedo, la compensazione è di una tonnellata di anidride carbonica alla latitudine dell’Africa sub-Sahariana. Il villaggio tipo (da 1.500 abitanti) verrebbe costruito su una superficie di 40 ettari. La compensazione totale di 40 ettari è di circa 80mila tonnellate di Co2 l’anno”.
Per Cotana non sarebbe difficile realizzare questa idea. “Il progetto – spiega – si autofinanzierebbe mediante l’inserimento della tecnologia albedo nel sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) di Co2 e attraverso l’impiego di manodopera locale supervisionata da ditte italiane ed europee fornitrici dei materiali necessari. Verrebbero, dunque, realizzati villaggi ad economia circolare che integrano la compensazione delle emissioni di CO2 tramite tecnologie materiali RetroReflective e lo sfruttamento efficiente delle risorse (energia, acqua, suoli) attraverso sistemi di recupero delle acque piovane e delle acque nere rispettivamente per scopi sanitari e di sub-irrigazione. In una logica di economia circolare, le acque vengono recuperate per l’agricoltura con le acque nere che, depurate per la produzione del biogas, sono poi  inviate negli orti che circondano il villaggio”.
Inoltre il progetto prevede l’impiego di sistemi di telerilevamento da satellite che forniscono una misura accurata e rigorosa dell’energia riflessa e consentono la quantificazione della CO2 compensata. Il progetto “Albedo for Africa” si inserisce nel contesto delle attuali politiche europee in materia di cambiamento climatico e cooperazione allo sviluppo.
“Il progetto – fa sapere l’esperto – da un lato  accompagna la crescita e lo sviluppo durante la fase di transizione energetica – che si prefigura ancora lunga e legata all’impiego di combustibili fossili, senza, al contempo, far venir meno gli obiettivi di Parigi (COP 21). Dall’altro, prova a contenere, almeno in parte, l’immigrazione dei profughi da Paesi africani, sottosviluppati, mediante l’introduzione di sistemi di coltivazione, basati sul concetto di economia circolare che generi crescita, posti di lavoro e riduca la povertà in Africa”.
Prima di arrivare al Progetto Albedo il professore ha avviato altre iniziative che hanno portato alla sperimentazione di cool roof  per abitazioni civili e non civili, oltre che per l’arredo urbano.
A Firenzuola, una stazione di servizio per il rifornimento dei carburanti, è stata trattata con materiali bianco-riflettenti: 1200 metri quadrati consentono la compensazione di 100 tonnellate di Co2 che equivalgono alle emissioni di circa un milione di auto l’anno anno in transito. Un’altra applicazione è in corso per Esselunga a Biandrate (No). Un progetto di interesse internazionale è stato il progetto ABCD (2010-2013), finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per simulare l’installazione di superfici per il controllo dell’albedo in Tunisia. Gli studi oggi in corso della squadra di Cotana sono focalizzati sulle pitture retro-reflective, che vengono testate in laboratorio e su edifici in scala.
Al termine dell’incontro tenutosi il 25 ottobre scorso Fondazione Sorella Natura, Ciriaf, Eni, Enel, Stamm e Telespazio hanno deciso di istituire un comitato di lavoro per elaborare studi di fattibilità del progetto in Africa.

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