E’ il momento di aprire il partito a forze fresche
Un centrosinistra che si rispetti dovrebbe parlare di giustizia sociale, di investimenti pubblici nello spirito della Costituzione, ci racconta Franco Iovino.
Siamo consapevoli che in questo momento storico vada rispolverato lo spirito ulivista del Lingotto: il grande partito progressista a vocazione maggioritaria, sintesi delle culture riformiste. Quel sogno di centro-sinistra è stato ambizioso. Un esperimento ancora in grado di rispondere alle esigenze che ogni giorno si presentano.
Abbiamo assistito ad una scissione e all’allontanamento dal nostro popolo e dal sindacato per buttare il partito tra le braccia degli industriali. Tutto questo è avvenuto in contrasto con lo spirito di sintesi e inclusione del Partito Democratico: si è allontanato il ceto medio dal partito. Scegliendo i palchi ovattati alle tute blu e guardando quest’ultime dall’alto in basso.
Un centrosinistra che si rispetti avrebbe parlato di giustizia sociale, di investimenti pubblici nello spirito della Costituzione. Un centrosinistra degno di questo nome avrebbe fatto sintesi, avrebbe cercato personalità e non chiudere il cerchio per i soli soldatini che in Parlamento pigiano soltanto un bottone dietro un ordine.
Dove sono i Prodi, i Pisapia, i Veltroni, i Fassino, i Cuperlo, i Bersani, i Letta, le Bonino? A causa della superficialità politica si sbatte, e si commettono errori grossolani come il #ciaone alle trivelle e il referendum costituzionale. L’hashtag alla trivelle è stato un insulto verso il nostro elettorato meridionale.
Il referendum costituzionale invece una Waterloo: una campagna elettorale per inseguire i populisti e non per spiegare un’idea di Italia. Tra i tanti temi si parlava anche di costi della politica, e invece abbiamo perso nonostante questi. In tempi di antipolitica logicamente avremmo dovuto stravincere.
Va detta fino in fondo: ha perso la linea dell’arroganza. Forse attorno al progetto di riforma avremmo dovuto coinvolgere e non allontanare. Eppure i costituenti scrissero un capolavoro nonostante le differenze politiche, ma quella è un’altra storia. All’epoca il lavoro era un progetto di vita e un centrosinistra deve oggi declinare quel diritto. Perché le questioni giovani e lavoro non sono così lontane, anzi.
Il PD è stato percepito lontano dalle nuove generazioni. Il lavoro non è occasionale, non è fatto di incentivi per drogare una macchina che non va per avere dati farlocchi sull’occupazione e venderli come una ripresa.
Cosa dice un centrosinistra di governo agli studenti universitari che pagano rette altissime per un pezzo di carta? In Inghilterra Corbyn ci ha già pensato. E ai giovani laurenti che scappano, si può dire di restare qui? A loro può dirlo un PD che sia un partito e non un comitato elettorale. È normale che se il partito si presenti di fronte agli elettori soltanto alle scadenze perde di credibilità e alle amministrative viene sostituito da liste civiche con propri uomini.
Un partito che si rispetti ha una struttura, si pone al servizio dei propri elettori, diventa un mezzo per risolvere problemi con l’elezione di propri rappresentanti. Invece è un trampolino per nomine a destra e a manca: i nostri rappresentanti non hanno un peso, una voce. Si veda la situazione in provincia di Avellino sulla questione viabilità e tessuto produttivo. Un partito degno di questo nome fa da scudo nei confronti di chi si trova dalla parte della legalità: sulla questione morale servono atti forti, non complicità.
Ed è per questa motivo che il PD oggi non attira più. I professionisti, i giovani non vogliono partecipare a questo disastro, preferendo investire proprie energie altrove. Noi crediamo che sia arrivato il momento di mettere un punto fermo e di aprire il partito a forze fresche, civiche, ambientaliste, progressiste.