Editoria, dalla Camera via libera definitivo al Ddl



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Con 275 sì la Camera approvala legge per 

Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura del Partito Democratico, scrive su Twitter che: “questa legge è un messaggio del Parlamento che dice che noi ci occupiamo del pluralismo dell’informazione” e scrive ancora:

Approvata in terza lettura legge #editoria. Senza informazione non c'è conoscenza, senza conoscenza non c'è democrazia. #lavoltabuona

Su Facebook Ettore Rosato, presidente dei Deputati Pd, scrive: “Una democrazia è più solida se i cittadini possono disporre di una informazione di qualità."

La legge sull'editoria approvata oggi interviene in modo concreto su un sistema in rapido cambiamento, istituendo un fondo per l’innovazione dell’informazione. Si va dal sostegno alla stampa locale, alle cooperative e agli enti no profit, ai fondi per il passaggio al digitale, dagli aiuti alle start up che presentano progetti d’avanguardia, agli interventi per la crisi delle edicole permettendo loro di diversificare i prodotti in vendita.

Vogliamo favorire i giovani con particolare attenzione all’informazione multimediale e digitale.

La legge evita finanziamenti generici, per premiare invece le attività imprenditoriali più virtuose, rispetto al numero di copie vendute, personale assunto e propensione ad aumentarlo.

E’ una legge molto attesa da giornalisti e editori, che interviene sulle ristrutturazioni aziendali, riconosce l’importanza delle Tv locali e la qualità del servizio pubblico. Grazie ad essa si potrà riorganizzare l’ordine professionale dei giornalisti, mentre vengono finalmente fissati i limiti precisi per i compensi di amministratori e personale della Rai, e comunque della società concessionaria pubblica.

E’ un primo passo importante per rilanciare un settore in continua evoluzione di sistemi e linguaggi e “garantire un reale pluralismo dell’informazione, tema fondante per la democrazia”, come ha giustamente detto il relatore Roberto Rampi. Un grazie a lui, ai Deputati PD in commissione cultura guidati da Maria Coscia e alla presidente Flavia Piccoli Nardelli”.




Il provvedimento prevede una ridefinizione della platea che può accedere ai contributi del sostegno pubblico all'editoria secondo due linee di fondo: maggiore trasparenza; migliore definizione della piccola editoria. Si vuole privilegiare in particolare il tema del no profit e delle cooperative di giornalisti, mentre si escludono, in maniera molto chiara, sia i fogli di partito sia le società quotate in Borsa.

Perché questa legge? 
  • Assicurare diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione a livello locale e nazionale; 
  • Incentivare l’innovazione nell’informazione e nella rete di distribuzione e vendita; 
  • Incentivare le imprese del settore a investire e acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo; Sviluppo di nuove imprese editrici anche nel campo dell’informazione digitale.


 L'obiettivo è, dunque, garantire che al contributo pubblico corrispondano capacità economica e imprenditoriale, una reale esistenza sulla base delle copie vendute, e la capacità di raccogliere fondi diretti. 

A chi sono destinati i fondi? 
  • Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale sia detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti non aventi fini di lucro; 
  • Editrici di quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche; 
  • Enti senza fini di lucro; Cooperative giornalistiche; 
  • Associazioni dei consumatori a condizione che risultino iscritte nell’elenco istituito dall’articolo 137 del codice del consumo; 
  • Quotidiani e periodici in lingua italiana editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero; 
  • Imprese ed enti che editano periodici per non vedenti e per ipovedenti. 


Chi NON riceverà i fondi? 
  • Organi di informazione di partiti, movimenti politici e sindacali; 
  • Tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in borsa;
  •  Periodici specialistici di carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico. 


Altro punto importante del provvedimento è la revisione dell'ordine dei giornalisti, del suo consiglio nazionale secondo un principio di razionalizzazione delle competenze.

Si interviene anche sul tema dei prepensionamenti di questo settore con un criterio di razionalità, che dice che laddove c’è bisogno di un intervento pubblico e, quindi, di contributi, ci deve essere rigore, un accompagnamento verso una condizione simile a quella di tutti i lavoratori. RAI Introdotto il limite massimo retributivo di €240.000 annui per dipendenti, collaboratori e consulenti del soggetto affidatario della concessione. 

L’esigenza di inserire tale norma sembrerebbe perfettamente il linea con le indicazioni fornite successivamente alla consultazione pubblica “CambieRai”, avviata lo scorso 17 maggio dal Ministero dello sviluppo economico, e dalla richiesta di rafforzare l’esigenza di un ulteriore sforzo di trasparenza e rigore nella gestione delle risorse da parte della concessionaria. Inoltre, la durata della concessione per l’emittente pubblico è fissata ora in 10 anni (contro i 20 precedentemente previsti)







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