ThyssenKrupp: cinque anni dopo



Sono passati cinque anni. Fu una delle più sconcertanti tragedie sul lavoro degli ultimi tempi, quella della Thyssekrupp di Torino nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007.

Il quotidiano La Repubblica fa il punto della situazione.

Un'ondata di fuoco, operai trasformati in torce umane. Uno di loro, Antonio Schiavone, morì quasi subito. Agli altri (Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, il più giovane con i suoi 26 anni) toccarono giorni o settimane di straziante agonia.

Nel quinto anniversario della strage, c'è stata la cerimonia ufficiale con il sindaco Piero Fassino: è stata deposta al cimitero monumentale una corona in ricordo delle sette vittime. 

Poco dopo al Palagiustizia è cominciata la requisitoria dell'accusa nel processo di secondo grado contro i sei imputati condannati dalla Corte d'assise di Torino lo scorso 15 aprile: hanno cominciato a parlare i pm che hanno sostenuto l'accusa in primo grado, Laura Longo, Francesca Traverso e Raffaele Guariniello.

Il quotidiano inline Il Post fa il punto della situazione invece sui risarcimenti, i danni e le sentenze

Lo stabilimento di Torino è stato chiuso nel marzo del 2008 con un accordo tra la ThyssenKrupp, i sindacati, le istituzioni locali e i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, in anticipo sulla data prevista. Il primo luglio del 2008 la ThyssenKrupp ha versato quasi 13 milioni di euro alle famiglie dei sette operai uccisi, e queste si sono impegnate a non costituirsi parte civile.
La sentenza di primo grado della seconda Corte d’assise di Torino è arrivata il 15 aprile 2011. I giudici hanno accolto in pieno la tesi dell’accusa. L’amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento di Torino, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo dell’azienda, sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione delle cautele antinfortunistiche. Daniele Moroni, membro del comitato esecutivo dell’azienda, è stato condannato a 10 anni e 10 mesi.
La novità della sentenza di primo grado fu che per la prima volta, in un caso di incidente sul lavoro, ci fu una condanna per omicidio volontario. Alcuni dei dirigenti, tra cui Marco Pucci, allora responsabile del marketing, non erano mai stati nello stabilimento di Torino prima dell’incidente. Harald Espenhahn lasciò il posto di amministratore delegato di Thyssen Acciai Speciali Terni allo stesso Pucci e oggi guida lo stabilimento di Bochum, in Germania.
La linea 5 dell’acciaieria è ancora sotto sequestro, ferma nell’enorme capannone alla periferia di Torino. Pochi giorni fa, la mattina del 28 novembre, è cominciato a Torino il processo d’appello. La tesi della difesa sarà quella di evidenziare le responsabilità che avrebbe avuto, nell’incidente, un comportamento scorretto degli operai, di cui sarebbero emerse alcune prove già durante il processo di primo grado: una linea che il comitato dei lavoratori ThyssenKrupp ha già criticato come «ignobile».
DoppiaM

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