A Durban l'ultima occasione per salvare la Terra?


Il 1° gennaio 2013 scade il primo periodo di applicazione del Protocollo di Kyoto, trattato che regola le emissioni di gas serra per limitare i problemi provocati dal riscaldamento globale. Per il Protocollo di Kyoto, siglato nel 1997, si prevede il prolungamento, ma nessuno ha ancora deciso che ne sarà in concreto e il numero di governi pronti a sottoscrivere un'intesa per difendere l'atmosfera diminuisce.

Nel frattempo le emissioni sono cresciute del 38 per cento tra il 1990 e il 2009.

Messa in questi termini, la scommessa di Durban, la conferenza Onu sul clima che si apre oggi in Sudafrica, appare persa in partenza. Dopo i sostanziali fallimenti delle conferenze di Copenaghen (2009) e Cancun (2010), da oggi e fino al 9 dicembre si cercherà di trovare una soluzione per evitare che il pianeta si riscaldi più di 2 gradi centigradi, con conseguenze catastrofiche.

Usa e Cina, che da soli emettono il 50% dei gas che provocano il riscaldamento climatico, non hanno aderito al protocollo di Kyoto. Inoltre, Canada, Russia e Giappone hanno già fatto sapere che non intendono firmare impegni per gli anni successivi. E i Paesi di nuova industrializzazione cercano di rinviare l'accettazione di un target obbligato di riduzione.

La conferenza di Durban, presentata come "l'ultima occasione per salvare il clima", segnerà dunque il tramonto di un impegno per la difesa dell'atmosfera? Non è detto, perché molti dei protagonisti della battaglia climatica non hanno gettato la spugna.

E l'Unep, il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, ha elaborato uno scenario di riduzione nei vari settori (produzione di energia elettrica, trasporti, edilizia, agricoltura, rifiuti) in cui si dimostra che i tagli sono realizzabili non solo a costi contenuti, ma con meccanismi che porterebbero a ricadute positive sull'insieme del'economia.

Da alcuni anni, poi, si è evidenziato autorevolmente che riscaldamento del pianeta e cambio climatico incideranno negativamente anche su produzione alimentare e condizioni di vita di centinaia di milioni di poveri. Entro il 2050 la popolazione mondiale avrà probabilmente raggiunto la soglia dei 9 miliardi di persone, e ciò richiederà aumenti nella produzione alimentare nell’ordine del 60 e il 70 per cento. Ma per il 2050 i soli effetti del cambio climatico sull’agricoltura potrebbero aumentare del 20% il numero di coloro che soffrono la fame.

La sfida di Durban è tutta qui: si riuscirà ad accelerare il percorso di guarigione dell'atmosfera e del miglioramento della qualità della vita delle persone, prima che la malattia diventi devastante?

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