La reazione degli elettori tedeschi al disastro giapponese

Quest'oggi con molto piacere pubblichiamo il contributo di una cittadina brugherese che ha vissuto per diverso tempo in Germania, precisamente a Berlino.
Alessandra, esperta di cose tedesche, ci aiuta a capire le ripercussioni del "disastro giapponese"
nel paese governato dalla cancelliera Angela Merkel.

Molte informazioni sono tratte dal sito, naturalmente in lingua tedesca, del quotidiano  "Zeit".

Non ci resta che augurarvi buona lettura e anticiparvi che ne prossimi giorni avremo un altro contributo da un cittadino brugherese che vive attualmente a Berlino.

DoppiaM


Un evento imprevisto. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiamato in causa la catastrofe giapponese per spiegare una sconfitta elettorale del tutto inaspettata in due Länder considerati vere e proprie roccaforti della CDU: il Baden-Württemberg, dove i cristiano-democratici si ritrovano all'opposizione dopo quasi 58 anni al governo, e la Renania-Palatinato.

Il Baden-Württemberg è fra le regioni più ricche della Germania, nonché uno dei "Quattro Motori per l'Europa" (insieme con la Lombardia, la Catalogna e il Rodano-Alpi); qui hanno sede grandi industrie come Porsche, Bosch e Audi, solo per citarne alcune delle più importanti. E proprio qui, grazie ai risultati delle elezioni del 27 marzo (più del 24% delle preferenze, superiori a quelle ottenute dai socialdemocratici), Winfried Kretschmann sarà il primo esponente dei Verdi a diventare Presidente di un Land.

Secondo Thorsten Faas, docente dell'Università di Mannheim specializzato in comportamento elettorale e collaboratore della rivista "Die Zeit", il successo ottenuto dal partito fondato da Joschka Fischer è dovuto in gran parte alle preferenze espresse da indecisi e "non-elettori": Faas sottolinea come negli ultimi anni il legame fra partiti politici ed elettorato sia andato sempre più affievolendosi, e come l'incognita della centrale di Fukushima e il conseguente dibattito sul nucleare siano stati in grado di mobilitare una fascia di cittadinanza ormai non più attiva sul fronte politico. Cittadinanza che ha scelto di dare fiducia all'unico partito che si è sempre dichiarato nettamente contrario al nucleare.

Il presupposto della politica energetica tedesca è che le centrali nucleari debbano fare da ponte verso un futuro dove l'energia è prodotta interamente a partire da fonti rinnovabili, senza nel frattempo aumentare le emissioni di CO2 nell'atmosfera. È stato quindi stabilito per legge che non potranno esserne costruite di nuove e che quelle esistenti saranno gradatamente dismesse. Dopo quanto accaduto a Fukushima, in molti avranno ripensato alla decisione di prolungare la vita delle centrali nucleari presa solo pochi mesi fa dal governo guidato dalla coalizione CDU-FDP: 8 anni di attività in più per i siti costruiti prima del 1980, fino a 14 anni in più per quelli più recenti. Così, ad esempio, la centrale bavarese Isar 1, la cui dismissione era prevista per l'anno prossimo, rimarrebbe in funzione fino al 2020, mentre quella di Brokdorf, nello Schleswig-Holstein, vedrebbe la propria chiusura passare dal 2022 al 2036.

All'indomani del terremoto giapponese la cancelliera è tornata sui suoi passi e ha annunciato che il piano per il prolungamento dell'attività delle centrali sarebbe stato momentaneamente sospeso e che i siti più vecchi, e quindi meno sicuri, sarebbero stati smantellati in tempi brevi. Provvedimenti che però non sono stati sufficienti a far vincere le elezioni al suo partito: i tedeschi sembrano volere qualcosa di più delle decisioni prese col senno di poi.



Alessandra Ocarni; brugherese, ha vissuto a Berlino, collaboratrice del settimanale Noi Brugherio.

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