Urla al Nord, ma "magna" a Roma

Siamo alle solite. Nella massima difficoltà si contrattacca alzando la posta e disorientando l'attenzione pubblica. La Lega sa bene che il governo è al capolinea, sente odore di elezioni e quindi per bocca del suo leader decide di alzare la polvere per nascondere il fallimento più evidente degli ultimi 15 anni.

Non siamo in un film dell'orrore ma nella normalità della strategia leghista, che continua nel mostrarsi pura nei week end tra i propri elettori, sputando nel piatto dove mangia durante tutti i giorni feriali.

In difesa di Bossi scende in campo Erminio Boso, storico leader dell'anima indipendentista della Lega: "Da Roma sanno solo prendere - ha detto Boso -, ci hanno rubato Malpensa, la Fia che una volta era a Milano, vorrebbero il Gran Premio di Monza, si sono presi l'arrivo del Giro d'Italia, e poi cosa ancora?"

Ma com'è che i leghisti fingono di dimenticare che a "Roma ladrona" loro ci sono e governano?

In effetti, l'unica cosa che è arrivata al Nord in questi anni è l'Expo di Milano, quando al governo c'erano Prodi e D'Alema.

Col centrodestra al governo, il Nord non è stato certo difeso dalla decina di ministri che provengono dalla "Padania". Bossi, Calderoli, Maroni e Zaia, fino a qualche mese fa. E poi Galan, dopo tre mandati tre da presidente del Veneto. E poi Tremonti, come dimenticarlo. E Brambilla, Brunetta, Gelmini. E La Russa, siciliano-padano. E Frattini, eletto in Friuli. E Sacconi, che è di Conegliano. E i sottosegretari. E anche Berlusconi.

E questi padani-romani, che governano da dieci anni (a parte quella breve parentesi) ci si chiede davvero cosa facciano, quando si trovano a Roma.

Infine, come ricorda Il Messaggero, la Lega che fa la morale contro Roma è la Lega sciupona che gestisce i soldi pubblici con un misto di sfrontatezza da super-potere che si sente inattaccabile, di «familismo amorale» che fu una categoria sociologica inventata a sua tempo per descrivere l’antropologia politica della Campania e di abilità manovriera non più da partito di lotta ma di lottizzazione.

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