Poveracci e disperati senza diritto di parola
Giustino Parisse, caporedattore del quotidiano Il Centro di Pescara, che nel terremoto ha perso i figli di 18 e 16 anni e il padre, commenta le vicende di ieri:
Intorno alle 19, mentre risalivo sul pullman che mi avrebbe riportato da Roma nella mia casetta di Onna mi sono chiesto: che cosa hanno ottenuto gli ottomila aquilani che per tutto il giorno sfidando le botte e il gran caldo, hanno gridato la loro rabbia nelle vicinanze dei palazzi del potere? Ieri un messaggio è partito chiaro e forte: la ricostruzione dell'Aquila deve essere una questione nazionale. Come può il governo di uno Stato fra i più ricchi del mondo stabilire che una città con ottocento anni di storia debba essere cancellata e al suo posto far nascere tanti "alveari" nei quali si annulla la memoria e il senso di appartenenza degli abitanti alla propria comunità?