Il vascello fantasma
Per sopravvivere, il vascello fantasma del governo Berlusconi getta i corpi in mare.
Ezio Mauro, oggi, su Repubblica
Sono i corpi dei feriti dagli scandali, politici o affaristici, consumati alla corte del Premier e spesso nel suo interesse, e sacrificati quando sale l'onda dell'opinione pubblica e della vergogna istituzionale. Prima Scajola, poi Brancher, oggi Cosentino. Due ministri e un sottosegretario.
Il Cavaliere che se ne disfa, sommerso dal malaffare che lo circonda, è in realtà l'uomo che li ha scelti, li ha nominati, se n'è servito fino in fondo. Lo scandalo riguarda lui, e la sua responsabilità.
Per quindici anni, davanti ad ogni crisi, Berlusconi reagiva attaccando, cercando uno scontro e una forzatura, alzando la posta, in modo da creare nel fuoco dell'emergenza soluzioni prepotenti, da cui il suo comando uscisse rafforzato, non importa se abusivamente. Oggi deve rassegnarsi all'impotenza, incassando una sconfitta dopo l'altra e certificando così che gli scandali non sono difendibili.
In più, su Brancher come su Cosentino il Premier perde una partita con l'opposizione del Pd, ma soprattutto con l'antagonista interno Fini. Si scopre che anche nel mondo monolitico del berlusconismo è possibile dire no, fare discorsi di normale legalità e di ovvio rispetto istituzionale, e si può vincere politicamente, al di là dei numeri.
Per quindici anni, davanti ad ogni crisi, Berlusconi reagiva attaccando, cercando uno scontro e una forzatura, alzando la posta, in modo da creare nel fuoco dell'emergenza soluzioni prepotenti, da cui il suo comando uscisse rafforzato, non importa se abusivamente. Oggi deve rassegnarsi all'impotenza, incassando una sconfitta dopo l'altra e certificando così che gli scandali non sono difendibili.
In più, su Brancher come su Cosentino il Premier perde una partita con l'opposizione del Pd, ma soprattutto con l'antagonista interno Fini. Si scopre che anche nel mondo monolitico del berlusconismo è possibile dire no, fare discorsi di normale legalità e di ovvio rispetto istituzionale, e si può vincere politicamente, al di là dei numeri.
Ezio Mauro, oggi, su Repubblica