Nucleare: un diverso punto di vista


Agli incidenti alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, abbiamo già dedicato due post di commento (qui e qui).

Un giovane lettore del nostro blog, studente di ingegneria fisica, ci ha inviato un commento su questo argomento. Lo pubblichiamo, perchè offre un punto di vista diverso sul tema del nucleare, utile per un confronto tra le diverse posizioni.

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Il potente terremoto (grado 9 della scala Richter, circa 30.000 volte più potente di quello che colpì L’Aquila) ed il successivo tsunami che hanno colpito il Giappone, hanno causato una numero di vittime e di danni tuttora imprecisati. Si parla di almeno 20.000 morti, ma le immagini raccolte al momento del disastro ed i successivi reportage dei giornalisti arrivati sui luoghi della catastrofe, lasciano però un timore: le vittime potrebbero essere molte di più.

Eppure, come tutti sappiamo, il Giappone è il paese più preparato al mondo ai terremoti. Fin quando la tecnologia non ha reso loro disponibili calcestruzzo e cemento armato, i giapponesi si sono limitati a costruire col legno edifici bassi e leggeri: sapevano che non valeva la pena usare pietra o argilla, vista la frequenza dei terremoti che colpivano l’arcipelago. Oggi, però, costruiscono alti grattacieli, e Tokio è al pari di New York e Shangai, il simbolo delle “città verticali”.

Nonostante le conoscenze e le tecniche anti-sismiche accumulate, ben poco si è potuto fare contro l’accoppiata terremoto-tsunami: una diga è crollata sommergendo una città e causando un numero tuttora imprecisato di vittime, sono esplose 6 raffinerie su 27 (quasi tutte quelle nel nord del Giappone) insieme ad impianti chimici e petrolchimici rilasciando nubi tossiche che hanno portato all’evacuazione di decine di migliaia di persone e all’intossicazione di molte di esse, sono esplose tubature e depositi di gas metano contribuendo al diffondersi di incendi devastanti ed estesi per chilometri, ed infine si è verificato uno dei più gravi incidenti nucleari di sempre in alcuni dei reattori della centrale nucleare di Fukushima.

E’ all’interno di tale scenario “apocalittico” che tale incidente va collocato, e proprio la portata del disastro che ha colpito il Giappone dovrebbe evitare la tentazione di prendere decisioni affrettate e generali.

E’ presto per entrare nei dettagli tecnici di tutti questi incidenti, per valutare il numero delle vittime colpite e per capire nel dettaglio cosa non ha funzionato, ma alcune osservazioni possono già essere fatte.

Decidere un’uscita più o meno immediata e generalizzata dal nucleare sarebbe una scelta irrazionale e illogica. Bisogna riflettere, invece. Può sembrare cinico quando si parla di morte e distruzioni ma è necessario: se utilizzassimo lo stesso metro di giudizio che si vorrebbe applicare alle centrali nucleari (“se non sono sicure al 100% per qualsiasi evento di qualunque portata,non bisogna costruirle”), allora tanto varrebbe abbandonare tutte le tecnologie pericolose che oggi utilizziamo e che sono state danneggiate dal terremoto giapponese e tornarcene nelle caverne; e nemmeno lì immagino che saremmo al sicuro.

Se si ritiene pericolosa qualsiasi centrale nucleare poiché la centrale di Fukushima, vecchia di 40 anni, con sistemi di sicurezza peggiori delle centrali EPR o AP-1000 di cosiddetta terza generazione (quelle che verrebbero costruite in Italia, per intenderci) e sconfitta dallo tsunami (evento che non può verificarsi nella gran parte del territorio italiano) e non dal terremoto (che pure era notevolmente superiore alle specifiche di sicurezza per cui la centrale era stata progettata), allora a maggior ragione dovremmo procedere alla chiusura di dighe, raffinerie, impianti chimici, depositi di stoccaggio di gas metano (ce n’è uno proprio a Brugherio) . Perché l’esplosione di uno solo di questi impianti può provocare un numero di vittime pari o superiore a quelle provocate dal più grave degli incidenti nucleari.

Basti pensare che a Bhopal, a seguito di un incidente in un impianto chimico, morirono decine di migliaia di persone, e basti pensare che a valle della diga delle tre gole in Cina (in territorio a rischio sismico anche se non elevato come in Giappone) vivono milioni di persone e tale diga potrebbe collassare a seguito di un terremoto potente come quello giapponese.

Eppure nessuno si sognerebbe di abbandonare tutte queste tecnologie, coi benefici che esse comportano, ma in molti chiedono di abbandonare il nucleare. A me questo sembra un atteggiamento schizofrenico e, pensando alle decine di migliaia di morti legate direttamente o indirettamente all’estrazione di gas, petrolio e soprattutto carbone (ogni anno, nelle sole miniere cinesi, muoiono circa 20000 persone, più di tutti i morti causati da Cernobil), mi sembra anche un po’ ipocrita.

Davanti ai colpi inferti dalla natura, la reazione dell’Uomo non può essere quella di arrendersi impotente, ma di cercare di migliorare i propri strumenti e le proprie tecnologie e guardare al futuro. E così che ci siamo evoluti, siamo scesi dagli alberi e siamo andati sulla Luna, e sarebbe una grande tragedia se intraprendessimo il percorso inverso.

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