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De Bortoli, Boschi e il linciaggio in seguito ad accuse indimostrate

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Per chi crede nello stato di diritto e nei principi custoditi nella nostra Costituzione stringersi attorno a Maria Eena Boschi non è legittimo, è doveroso. Era già barbarico e paurosamente premoderno chiedere le dimissioni di chicchessia semplicemente perché indagato, in barba ai principi di separazione dei poteri e di presunzione di non colpevolezza – in altri termini, in barba alla nostra Costituzione: sono venuti giù sindaci (da ultimo Ignazio Marino), ministri (da ultima Federica Guidi), e perfino governi in seguito a inchieste poi risoltesi in una bolla di sapone o giù di lì. Ora siamo giunti a chiedere le dimissioni di un sottosegretario in seguito all’estratto di un libro – nella fattispecie dell’ormai arcinoto estratto di “Poteri Forti (o quasi)” (La Nave di Teseo), a firma di Ferruccio de Bortoli, nel quale questi scrive che nel 2015 Maria Elena Boschi chiese all’allora amministratore delegato di Unicredit “di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. L’acc