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Eternit, le motivazioni della sentenza

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I familiari delle vittime di Eternit davanti al Palazzo di Giustizia di Torino (Foto d’archivio) Abbiamo seguito fin dall'inizio la vicenda della Eternit di Casale Monferrato. Lunedi la Corte d’Appello di Torino ha pubblicato le motivazioni della sentenza che hanno portato alla condanna a 18 anni di reclusione - due in più rispetto al primo grado - di Stephan Schmidheiny, magnate svizzero per decenni amministratore delegato della Eternit. Leggiamo dal sito de La Stampa . Per le esalazioni dei quattro stabilimenti italiani della multinazionale dell’amianto sono morte e si sono ammalate migliaia di persone. Casi riuniti nel maxi-processo conclusosi, almeno per quanto riguarda l’Appello, lo scorso 3 giugno con la sentenza dei giudici torinesi guidati da Alberto Oggè. I magistrati, scrivono, avrebbero condannato alla stessa pena anche l’altro imputato, il barone belga Louis de Cartier, che però era morto pochi giorni prima della sentenza . La loro colpa principale è stata

Casale ha detto NO

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Alla fine l’offerta del "diavolo" è stata rifiutata. La giunta comunale di Casale Monferrato ha detto no alla proposta del magnate Stephan Schmidheiny, imputato nel processo per le migliaia di casi di morti e malattie da amianto. No al risarcimento da 18,3 milioni di euro che il miliardario svizzero ha messo sul piatto , in cambio del ritiro della costituzione di parte civile e della rinuncia a qualsiasi azione legale in futuro. Ne avevamo già parlato e scritto qui . Casale è una città che ha pagato il tributo più alto alle malattie provocate dal minerale killer: 1.800 morti e 50 nuovi casi di mesotelioma ogni anno. Il 17 dicembre scorso il consiglio comunale aveva approvato l'atto di indirizzo che metteva la giunta nelle condizioni di accettare il maxi-risarcimento. Quella seduta, chiusa con 19 voti favorevoli e 11 contrari, era durata oltre sei ore ed era stata interrotta quattro volte per le proteste del pubblico. Proteste proseguite fino ai giorni scorsi: la