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Allarme attentato per il magistrato Nino Di Matteo

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La stagione delle stragi di Cosa Nostra si chiuse, molto probabilmente, con una trattativa che vide coinvolto lo Stato e la Mafia. Lo dicono da tempo molti inquirenti, del pool di magistrati del Tribunale di Palermo. Tra questi il sostituto procuratore Nino Di Matteo è sempre stato tra i più esposti, in questo senso. La situazione a suo carico si è fatta particolarmente allarmante dall'inizio di luglio, quando un confidente avrebbe svelato alla squadra mobile di Palermo un probabile attentato a suo carico .  Il confidente ha parlato di una riunione fra capimafia di città e alcuni "paesani", in cui qualcuno avrebbe addirittura sollecitato l'esecuzione dell'attentato. In quell'incontro, ha aggiunto il confidente, "si è anche detto che l'esplosivo è già arrivato". Un confidente attendibile, tanto da far salire il livello di allerta a carico del magistrato al primo livello di rischio. In Italia, sono solo una ventina le personalità che

Ministro Gelmini

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che facciamo, mandiamo gli ispettori o servono solo per questioni legate al crocifisso? "Parlare di mafia si può ma quando è una mafia lontana, una mafia degli altri. Perché se il boss è quello della porta accanto, è vietata anche solo la parola. Figurarsi poi se qualcuno fa nomi o addirittura cognomi. Ne sa qualcosa il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che a Castelvetrano ieri si è ritrovato solo - insieme a un pentito - a ricordare Paolo Borsellino. Vuoto il teatro comunale, disertato soprattutto dagli studenti "comandati" dai dirigenti scolastici a restare in classe "perché i ragazzi non hanno niente da imparare da certi personaggi". Così, nelle terre di Matteo Messina Denaro, è andata in scena una Sicilia antica che sembrava per sempre sepolta." L'ultimo commento di Ingroia: "Oggi, l'unico veramente contento sarà Matteo Messina Denaro". DoppiaM