50 anni dall'omicidio di JFK
22
Novembre 1963 – 22 Novembre 2013.
Sono
passati cinquant'anni dall'omicidio del presidente statunitense John
F. Kennedy.
In
Italia erano da poco passate le 18.30 (negli USA erano le 12.30) e la
gente rientrava dal lavoro. Accendendo radio e TV la notizia si
diffuse molto velocemente.
Un lungo articolo firmato da Jill
Abramson, la direttrice del New York Times, ha cercato di analizzare quanto la presidenza possa essere considerata grande, o quanto meno al livello del mito con il quale ancora oggi viene raccontato .
I libri che trattano la faccenda sono innumerevoli, a partire dall'insospettabile e stimato romanzo "22/11/'63" di Sthepen King, ma la
domanda da porsi è: "Cosa sarebbe accaduto se Kennedy non fosse morto?".
Lo
storico Thurston Clarke, anche lui autore di diverse pubblicazioni su
questo tema, è convinto che stesse diventando "un grande
presidente" proprio nei suoi ultimi cento giorni, e cita
l’esempio del Civil
Rights Act del
1964, la legge sui diritti civili approvata durante il governo
Johnson ma il cui disegno fu presentato l'11 giugno del 1963 da
Kennedy, che – sempre secondo Clarke – aveva già in parte
convinto i repubblicani Charles Halleck e Everett Dirksen, all’epoca
leader dell’opposizione alla Camera e al Senato, inizialmente
contrari all’approvazione della legge. Cinque giorni dopo la morte
di Kennedy, il 27 novembre 1963, lo stesso Johnson avrebbe poi
onorato l’impegno del suo predecessore citandolo nel suo primo
discorso al Congresso: «Nessuna
orazione commemorativa o elogio funebre riuscirebbe a onorare la
memoria del presidente Kennedy più eloquentemente di quanto ci
riuscirebbe un passaggio rapido – il più rapido possibile – del
disegno di legge per i diritti civili per cui lui ha combattuto così
a lungo».
Simone Castelli