Italia, abbandonarla o resistere?
Da mercoledì 25 a domenica 29 aprile il centro di Perugia sarà occupato per la sesta volta dal Festival del Giornalismo, ovvero una ricchissima successione di incontri, dibattiti, presentazioni, conversazioni, che dal primo anno hanno un’attenzione verso il cambiamento dell’informazione straordinariamente intensa e appassionata, pur non trascurando quello che hanno ancora da dire protagonisti e veterani dei media e delle testate più longeve e tradizionali.
L'Italia è bellissima. Chi può dubitarne? Mille comuni, paesaggi straordinari, città d'arte senza eguali nel mondo, tradizione enogastronomica insuperabile. Ma l'Italia non funziona. È un concentrato di ingiustizie, inefficienze, arretratezze, corruzione, gerontocrazia, bigottismo. Per chi ci vive, specie se giovane, può essere peggio di una gabbia - perché è un Paese che non garantisce protezione ai più deboli, giustizia a chi non vuole piegarsi alla malavita o anche semplicemente al malcostume, meritocrazia ai tanti che studiano e che vorrebbero vedere riconosciuto e valorizzato il proprio talento.
A questa domanda cerca di rispondere il documentario Italy: love it or leave it, che è stato proiettato mercoledì 25 aprile a Perugia nel giorno inaugurale del Festival del Giornalismo, dopo un dibattito che coinvolgerà i due autori - Gustav Hofer e Luca Ragazzi, registi e sceneggiatori oltre che protagonisti - insieme alle giornaliste Eleonora Voltolina e Caterina Soffici (la prima direttore della Repubblica degli Stagisti e autrice del libro Se potessi avere mille euro al mese -
Il docu-trip è costellato di incontri, per la maggior parte volti sconosciuti di giovani e meno giovani che si impegnano e lottano per la legalità, i diritti, la salvaguardia dell'ambiente, intrecciati a quelli di alcuni personaggi famosi - Andrea Camilleri, Carlin Petrini e Nichi Vendola. Presentato per la prima volta nel settembre 2011 al Milano Film Festival, ha sbancato portandosi a casa il premio per il miglior film e quello del pubblico; poi è stato selezionato per una dozzina di altri festival - da Rio de Janeiro a Zurigo, da Cape Town a Goteborg - vincendo anche il premio della giuria dei giovani al Festival di Annecy.
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Al Festival del Giornalismo è stato presentato il film «Italy: love it or leave it»
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L'Italia è bellissima. Chi può dubitarne? Mille comuni, paesaggi straordinari, città d'arte senza eguali nel mondo, tradizione enogastronomica insuperabile. Ma l'Italia non funziona. È un concentrato di ingiustizie, inefficienze, arretratezze, corruzione, gerontocrazia, bigottismo. Per chi ci vive, specie se giovane, può essere peggio di una gabbia - perché è un Paese che non garantisce protezione ai più deboli, giustizia a chi non vuole piegarsi alla malavita o anche semplicemente al malcostume, meritocrazia ai tanti che studiano e che vorrebbero vedere riconosciuto e valorizzato il proprio talento.
E allora vale ancora la pena restare a vivere in Italia, oggi, e magari cercare di cambiarla?
A questa domanda cerca di rispondere il documentario Italy: love it or leave it, che è stato proiettato mercoledì 25 aprile a Perugia nel giorno inaugurale del Festival del Giornalismo, dopo un dibattito che coinvolgerà i due autori - Gustav Hofer e Luca Ragazzi, registi e sceneggiatori oltre che protagonisti - insieme alle giornaliste Eleonora Voltolina e Caterina Soffici (la prima direttore della Repubblica degli Stagisti e autrice del libro Se potessi avere mille euro al mese -
Il docu-trip è costellato di incontri, per la maggior parte volti sconosciuti di giovani e meno giovani che si impegnano e lottano per la legalità, i diritti, la salvaguardia dell'ambiente, intrecciati a quelli di alcuni personaggi famosi - Andrea Camilleri, Carlin Petrini e Nichi Vendola. Presentato per la prima volta nel settembre 2011 al Milano Film Festival, ha sbancato portandosi a casa il premio per il miglior film e quello del pubblico; poi è stato selezionato per una dozzina di altri festival - da Rio de Janeiro a Zurigo, da Cape Town a Goteborg - vincendo anche il premio della giuria dei giovani al Festival di Annecy.
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