Crescita, decrescita e sviluppo sostenibile

Sul blog abbiamo parlato spesso di sviluppo sostenibile.

Un importante contributo su questo tema lo fornisce dalle pagine de Il Post Filippo Zuliani.

Fisico e ingegnere, Filippo Zuliani, vive in Olanda e lavora al centro di ricerca e sviluppo di Tata Steel Europe, tra produzione industriale e ricerca universitaria. Nel suo articolo Zuliani parla di crescita, decrescita e sviluppo sostenibile, fornendo interessanti chiavi di lettura. 

Dopo la decrescita, ora qualche pensiero sui concetti di crescita e sviluppo, in ottica economica standard – la famosa/famigerata crescita infinita – sostenibile e decrescista. L’argomento è vasto e questo non vuol essere un post esaustivo sull’argomento, quanto un work-in-progress per fissare le idee e avviare la discussione. 

Cominciamo dal principio, e cioè dal concetto di crescita e sviluppo economico. La crescita economica ha da tempo assunto il ruolo di protagonista sul palcoscenico mondiale, soprattutto in tempi di crisi come questi. Le varie teorie economiche presentano molte differenze sui modi per realizzare la crescita, ma i principali capisaldi sono due: la definizione di crescita e lo sviluppo che essa produce.

Brutalmente, la crescita economica è la percentuale di aumento del reddito o del prodotto pro-capite. I benefici della crescita, ossia l’innalzamento delle condizioni di vita della popolazione – scuole migliori, ospedali migliori, più ricerca, più cultura, stipendi e pensioni migliori, strade più sicure, servizi sociali migliori, più “benessere” insomma – vengono invece indicati col termine di sviluppo.

Come visto in precendenza, crescita e sviluppo risultano quasi immediatamente correlabili: laddove c’è crescita generalmente c’è anche sviluppo. In teoria economica standard, infatti, la crescita economica semplicemente permette alle persone di stare meglio, per via dello sviluppo ad essa correlato. Sulla base di queste premesse, è ovvio che l’obiettivo di ogni paese non potrà che essere un aumento quanto più elevato possibile del reddito pro-capite, e dunque del “benessere”. Ed è altrettanto ovvio il perchè sul PIL (Prodotto Interno Lordo) si concentrano le attenzioni di economisti, borse e governi mondiali. Intendiamoci, nessuno dice che il PIL sia un indicatore perfetto per misurare il “benessere”.
Si sostiene invece che il PIL sia il meno peggiore degli indicatori considerati e considerabili dopo decenni di ricerche di statistici ed economisti, ragion per cui per misurare sviluppo e crescita economica ci dobbiamo tenere il PIL, almeno finchè qualcuno non spiegherà, numeri alla mano, cosa dovremmo usare al suo posto.

Nelle moderne teorie economiche, crescita economica è intesa indistintamente come crescita quantitativa e/o qualitativa. I teorici della decrescita, invece, generalmente associano alla crescita economica solamente una crescita quantitativa del consumo delle risorse, associando l’aumento di valore dei prodotti all’aumento della loro quantità, con l’incremento del consumo di risorse fisiche che ne consegue. L’accusa dei decrescisti verso l’economia moderna, infatti, è di trattare il mondo fisico alla stregua di una cornucopia di risorse naturali illimitate, sfruttandolo senza limiti, ben oltre la soglia della sostenibilità naturale.

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