Quello che sale dalle bandiere italiane bruciate da alcuni manifestanti è, forse, il fumo più nocivo tra i tanti che, con miasmi, lacrimogeni, auto e camion in fiamme, funestano il cielo di Terzigno e di Boscoreale. È il simbolo del senso dell’unità nazionale che va in cenere, proprio alla vigilia dell’assai celebrato (almeno a parole) 150° anniversario. Non è retorica, è nuda cronaca. Strano destino, quello del Tricolore: un tempo agognato e mostrato con orgoglio; oggi, troppo spesso, buono solo per i campionati di calcio o, peggio, trattato come un comune straccio. Negli anni, altre volte il Tricolore ha garrito con onore ed è stato onorato dagli italiani. Poi qualcosa deve essere accaduto, qualcosa di lento e quasi d’impercettibile come può essere un processo di sfilacciamento. Al Nord si è cominciato a snobbare la bandiera e, con lei, l’inno di Mameli, talvolta perfino a sostituirli. Al Sud sono state le mafie a macchiarlo, contrapponendo il loro anti-Stato sanguinario e disonest