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Come Alemanno rende omaggio a Carla Verbano

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Carla Verbano  aveva 56 anni la mattina in cui suonarono alla sua porta, in via Monte Bianco, nel quartiere Montesacro, a Roma. Guardò dallo spioncino, erano tre ragazzi, dissero «Siamo amici di suo figlio Valerio». Lei aprì, i tre nel frattempo si erano calati il passamontagna: entrarono in casa, legarono Carla e Sardo, suo marito, e li fecero sdraiare sul letto, nella camera matrimoniale. Poi aspettarono. Valerio tornò a casa, posteggiò la Vespa 50 e salì. Carla e Sardo sentirono voci concitate, rumori, poi uno sparo, uno solo. I tre scapparono, uscendo dal portone incontrarono una persona. In casa Verbano entrò un vicino che aveva sentito lo sparo, liberò Carla e Sardo: corsero nell’altra stanza, Valerio era sul divano a faccia in giù, disse «mamma aiuto, aiutami mamma», e basta. Gli avevano sparato alla schiena, sotto la nuca. Morì mentre lo trasportavano all’ospedale. Valerio aveva 18 anni, era militante dell’autonomia operaia, frequentava un istituto romano, l’Archimede. Morì,