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"Il capo che ha saputo chiedere scusa"

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Ieri mattina è morto Antonio Manganelli, il capo della Polizia italiana. Aveva 62 anni, e lottava contro un tumore, dal quale si stava lentamente riprendendo, prima di essere colpito da un'emorragia cerebrale e da un'infezione. Nella sua lunga carriera, Manganelli ha lavorato al fianco dei più valorosi magistrati e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, a cominciare da Giovanni Falcone , dei quali è diventato negli anni un punto di riferimento, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose. La nomina a capo della Polizia era arrivata nel 2007, con il Governo Prodi, ma poi era stato confermato anche da Berlusconi e da Monti. Ieri è arrivata una valanga di messaggi di cordoglio bipartisan, dagli uomini delle istituzioni, dalle forze politiche e dai sindacati. Di lui tutti parlano come "il poliziotto dal volto umano". Era duro, energico, ma sapeva sorridere. E, soprattutto

"E' il momento delle scuse"

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Dopo undici anni, questo è il momento delle scuse. Antonio Manganelli, capo della Polizia, ha commentato così, ieri, la sentenza di condanna per i fatti accaduti nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. "Scuse dovute soprattutto ai cittadini che hanno subito danni. E anche a quelli che, avendo fiducia nella Polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza". Le parole del capo della Polizia sono arrivate all'indomani del verdetto della Cassazione, che ha confermato le condanne d'appello per falso nei confronti della catena di comando all'epoca del G8 di Genova, causando come effetto collaterale l'azzeramento degli attuali vertici dell'anticrimine, che dovranno lasciare i loro incarichi ed essere sostituiti. E dopo le scuse, è arrivato un impegno : "Assicurare al Paese democrazia, serenità e trasparenza dell'operato delle forze dell'ordine, gara