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"Un mondo soprattutto di giovani prendeva in mano il destino di un Paese coperto di macerie"

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Quest'oggi per festeggiare il 25 Aprile vi proponiamo il c ontributo di Alfredo Reichlin , che ormai i più assidui lettori del nostro blog avranno imparato a conoscere ed apprezzare. Buona lettura . DoppiaM Sono passati quasi 70 anni -una intera epoca storica- dalla liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista.   Io ricordo bene quella giornata che segnò l’avvento di una nuova Italia.  Un mondo soprattutto di giovani prendeva in mano il destino di un Paese coperto di macerie, ferito da migliaia di morti, umiliato dalla sconfitta in una guerra ingiusta e sciagurata, occupato da eserciti stranieri.  E’ in queste condizioni che i grandi partiti popolari, i rappresentanti delle masse contadine ed operaie che fino allora erano state escluse dalla vita pubblica delle Stato post-risorgimentale, presero la guida dell’Italia e la portarono alla riscossa. In meno di dieci anni il Paese intero fu ricostruito, uscì dall’arretratezza del vecchio mondo contadino, diventò l

"Oligarchie contro Pd: chi non vuole l'alternativa"

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Per impiegare fruttuosamente il tempo finché pioggia e temperature non proprio primaverili vi costringono a casa sul divano vi suggeriamo un approfondimento. Sull pagine de L'Unità Alfredo Reichlin si pone alcune domande  che vogliamo rilanciare anche dalla pagine di questo blog. Una su tutte: "Possiamo uscire dalla crisi del Paese e dal collasso dei due partiti della destra (l’asse di governo Berlusconi-Bossi) con una avventura antiparlamentare?"  La penna finissima di Alfredo Reichlin ci speiga come la storia italiana e della sua classe dirigente si ripeta.   "Parlo della storica incapacità di questa di accettare come normale un possibile ricambio democratico a fronte del collasso del suo vecchio strumento di governo."  Buona lettura e buona domenica.   DoppiaM  Ci risiamo? Ciò che io mi chiedo è se non stiamo chiudendo gli occhi di fronte ai rischi (o forse solo le tentazioni) di uscire dalla crisi del Paese e dal collasso dei due parti

«Dolce di cuore, dura di testa»

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Questa settimana è scomparsa Miriam Mafai, giornalista, scrittrice e  esponente politica di primo piano dell'italia che usciva dalla guerra.  Ha partecipato anche alla fondazione del quotidiano "la Repubblica". Affidiamo il nostro ricordo ad Alfredo Reichlin caro amico di Miriam. Mi è molto difficile dire addio a Miriam Mafai, cara amica, rara. È triste, perfino angoscioso, per me almeno, scrivere queste righe nell’Italia volgare e corrotta di oggi. E avendo nella mente l’immagine fulgente di quella ragazza di allora: come io la conobbi. In un’altra Italia. Nella Roma che usciva dalla guerra povera e affamata nel senso letterale della parola. Ma piena di slancio, di speranze, e soprattutto di fiducia: l’enorme fiducia nell’avvenire di noi ragazzi che avevamo preso le armi. Libertà e giustizia erano lì alla nostra portata. E non parlo solo della libertà politica ma quella di essere se stessi, di crescere, di pensare. Tante cose di quel tempo io ho dimentic