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Giovanni Falcone in tredici punti

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Da palermitano, poco amante della retorica dell'antimafia, quest'anno non voglio dire ulteriori parole su  questo giorno di cui tutti abbiamo, spero, ben viva la memoria.  Mi affido invece alle parole di un mio compaesano per raccontare chi era Giovanni Falcone, riportando la memoria storica a quello che era prima della sua morte. Un uomo equilibrato, che combatteva a testa alta la mafia, senza volere per questo essere tirato per la giacca dalla politica che già in quegli anni si appuntava al petto medaglie dell'antimafia senza averne il diritto. Cosa fece Giovanni Falcone:  1) Riuscì a riscuotere la fiducia di alcuni criminali, poi pentiti, ma non quella di alcuni suoi colleghi magistrati. 2) Annotò tutto in files e agende elettroniche ma qualcuno si impossessò dei dati, nel suo stesso ufficio. 3) Se ne andò da Palermo dove la vita gliela rendevano impossibile la politica e certa magistratura, un po’ meno la mafia. 4) Il giornale che pubblicò la lettera di un

Vent'anni e sentirli tutti

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La memoria si racconta come qualcosa di fragile, volatile. Eppure quel giorno di vent'anni fa, per chi c'era, diventò immediatamente indimenticabile. Palermo veniva da un decennio dipinto in rosso, gli omicidi si consumavano spesso ad angoli delle strade dove eri solito passare. Qualcuno descrisse Palermo come Beirut, e forse era anche peggio . Fotografi come Letizia Battaglia correvano da una parte all'altra della città per trasmettere al mondo le immagini di quell'efferatezza senza eguali e i cronisti cercavano di raccontare ciò che si stava consumando nella guerra di mafia tra i corleonesi e i Palermitani, le fazioni in lotta nella guerra per il predominio della città e di tutti i traffici che giravano intorno ad essa.  Di Mafia si parlava tanto, ed era inevitabile . Ma in quegli anni stava crescendo anche il sentimento di ribellione di tutti quei cittadini onesti che cominciavano a comprendere che Cosa Nostra non era parte del paesaggio, e com

Giovanni Falcone, 23 maggio 1992

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Sono le 17,48 del 23 maggio 1992 , quando su una pista dell'aeroporto di Punta Raisi di Palermo atterra un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall'aeroporto romano di Ciampino alle ore 16,40. Sopra c'è Giovanni Falcone con sua moglie Francesca . E sulla pista ci sono tre auto della scorta che lo aspettano. Antonio Montinaro , agente scelto della squadra mobile che, appena vede il "suo" giudice scendere dalla scaletta, infila la mano destra sotto il giubbotto per controllare la pistola. Tutto è a posto, non c'è bisogno di sirene, alle 17,50 il corteo blindato che trasporta il direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia è sull'autostrada che va verso Palermo. Tutto sembra tranquillo, ma così non è . Qualcuno sa che Falcone è appena sbarcato in Sicilia, qualcuno lo segue, qualcuno sa che dopo otto minuti la sua Croma passerà sopra quel pezzo di autostrada vicino alle cementerie. La Croma marrone è dava